OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
In occasione della Giornata mondiale dell'acqua, il Veneto mette in agenda il progetto della desalinizzazione. Nelle ore in cui Palazzo Chigi annuncia le misure per il breve e il medio-lungo periodo contro la siccità, cioè rispettivamente il commissario nazionale e la cabina di regìa, il presidente Luca Zaia "svela" le carte al vaglio sul litorale: «Se a Dubai e in Israele vivono grazie ai dissalatori, possiamo farlo anche noi e so che gli imprenditori della costa ci stanno pensando». Un'organizzazione come Unionmare infatti conferma la riflessione in corso, ma non solo, pure il Comune di Jesolo annuncia che porrà il tema sul tavolo della riunione dei sindaci del Consorzio di bonifica il prossimo 31 marzo.
IL PIANO
In un Veneto in cui nei primi venti giorni di marzo sono caduti poco più di 17 millimetri di precipitazioni, contro una media mensile di 65, Zaia rilancia la necessità di un "piano Marshall" contro l'emergenza: «Bisogna ripulire gli invasi alpini, rendere le cave di pianura dei bacini veri e propri, ottimizzare la rete di distribuzione per l'agricoltura rispetto all'attuale colabrodo che comporta la perdita del 70-80% di risorsa idrica. Abbiamo poi il vantaggio di avere l'acqua del mare. Ho letto che i costi per dissalarla sono pari a 0,47 centesimi per metro cubo, quindi sono assolutamente affrontabili». Chiaramente va messo in conto pure l'investimento per l'impianto, che per una grande superficie può arrivare a valere anche 15 milioni di euro. Però la discussione è aperta, dichiara Alessandro Berton, presidente di Unionmare, l'associazione degli stabilimenti balneari: «La pianificazione delle attività turistiche non può prescindere dagli aspetti di sostenibilità ambientale.
IL VERTICE
Intanto al vertice promosso dal Governo sull'emergenza siccità è stato deciso di istituire una cabina di regia, per accelerare e coordinare la pianificazione degli interventi infrastrutturali, nonché di nominare il commissario nazionale fino al 31 dicembre 2023, con incarico rinnovabile e competenze circostanziate. Fra i ministri sono state così superate le riserve di Matteo Salvini (Lega) ed è passata la linea di Francesco Lollobrigida (Fratelli d'Italia), il quale spingeva per un percorso condiviso verso il commissariamento, soprattutto a difesa del comparto agricolo. Del resto la premier Giorgia Meloni era stata chiara nel suo intervento al Senato: «Abbiamo ereditato una questione complessa. Stiamo lavorando a una cabina di regia, per un piano nazionale di intesa con le Regioni. Ora il Governo sta lavorando a un provvedimento normativo con semplificazioni e deroghe per accelerare lavori essenziali. Intendiamo lavorare anche all'individuazione di un commissario straordinario che abbia poteri esecutivi». Palazzo Chigi ha poi specificato che questa figura, non si sa ancora se politica o tecnica, «potrà agire sulle aree territoriali a rischio elevato e potrà sbloccare interventi di breve periodo come sfangamento e sghiaiamento degli invasi di raccolta delle acque, aumento della capacità degli invasi, gestione e utilizzo delle acque reflue, mediazione in caso di conflitti tra Regioni ed enti locali in materia idrica, ricognizione del fabbisogno idrico nazionale». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino