Crisi idrica, Piave esausto e falde ai minimi storici: approvvigionamenti a rischio

Piave in secca
TREVISO - Mentre l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia segnala, per il Piave, una portata del 25% inferiore alla media storica, l'osservatorio Idrico Permanente...

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TREVISO - Mentre l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia segnala, per il Piave, una portata del 25% inferiore alla media storica, l'osservatorio Idrico Permanente del Distretto Idrografico Alpi Orientali, riunitosi mercoledì, ha classificato per il fiume sacro alla Patria un livello di severità elevato, al pari degli altri fiumi oggetto di monitoraggio, tranne il Brenta, che ha la criticità più grave. In prospettiva, però, a far tremare le vene è un altro problema: quello delle falde, che non si presentavano in queste condizioni da mezzo secolo.

PRELIEVI RAZIONATI
«Per quanto riguarda il Piave -spiega Marina Colaizzi, segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale delle Alpi Orientali- al momento il prelievo da parte del consorzio di bacino avviene al 70% della concessione. La situazione è grave ma non peggiore di quella degli altri fiumi e si riesce a gestire grazie anche alla connessione fra invasi idroelettrici e consorzio». Già nei giorni scorsi, del resto, Amedeo Gerolimetto, presidente del consorzio Piave, aveva evidenziato l'ottima relazione fra Consorzio ed Enel green power, con coordinamento dei prelievi a fini idroelettrici e idrici. In sostanza, Enel sta tarando i propri prelievi sulla base delle esigenze consortili. «La situazione è seria ma non drammatica -si associa l'ingegner Andrea Braidot, dirigente delle risorse idriche- I serbatoi di Santa Croce, del Mis e di Centro Cadore sono all'86%; i prelievi al 70% alle traverse di Fener e Nervesa. I consorzi hanno espresso la volontà di garantire il razionamento al 50-60%. Decisamente più drammatica la situazione del Brenta, dove si è già costretti a rilasciare acqua dal bacino del Corlo con una portata di integrazione».

MONITORAGGIO COSTANTE
Ma l'esperto fa notare anche un altro fenomeno: «Per le alte temperature -dice Braidot- l'acqua tende a infiltrarsi e scomparire. Teniamo presente, però, che quell'acqua non è persa ma contribuisce a rimpinguare la falda; quindi non è inutile». Perché, ovviamente, sono due i processi che vanno attentamente monitorati: quello in superficie e quello nel sottosuolo. «E il problema più drammatico -prosegue- sono proprio le falde che si trovano ai minimi storici. Non sono mai state così negli ultimi 50-60 anni e possono rappresentare un problema molto serio per l'approvvigionamento idrico. Il rischio sussiste». Nelle zone più a valle, invece, il problema riguarda la risalita del cuneo salino che «pregiudica il prelievo per uso potabile e irriguo». Insomma, anche se non siamo ai livelli del Po, c'è ben poco da stare tranquilli. E le immagini riprese dal satellite (Sentinel 2 di Copernicus) pubblicate dall'Ingv parlano chiaro. Il confronto tra il 2021 e 2022 di un tratto del fiume Piave in Veneto mostra chiaramente la differenza della portata d'acqua, del 25% inferiore rispetto alla media storica.

ASSOCIAZIONI IN CAMPO


La conferma che la situazione è critica arriva anche dalla zona di Colfosco, dove, a causa della grave crisi idrica e per razionare il più possibile l'acqua, il Consorzio ha ridotto alcuni scarichi dal canale Piavesella verso il fiume Piave. Ma lo ha fatto dopo aver contattato l'associazione di pesca sportiva locale per il recupero del pesce. «È ormai un mese -dicono del resto le associazioni di pescatori- che quasi quotidianamente arrivano segnalazioni per la mancanza d'acqua nei fiumi con pesce in serie difficoltà; ormai gli interventi non si contano più  e le nostre Guardie Fipsas sono sempre in prima linea con la Polizia Provinciale di Treviso. È doveroso ringraziare tutti i volontari delle associazioni della Provincia che si preoccupano della salvaguardia della fauna ittica in difficoltà, partecipando alle attività di recupero. Oggi sono intervenuti anche gli amici dell'associazione elementi Negativi della Fipsas di Padova per dare una mano sul fiume Muson dove abbiamo recuperato molti Barbi, Carpe, Cavedani. Speriamo questa situazione possa presto migliorare  dando una boccata di ossigeno ai nostri pesci».

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Il Gazzettino