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Il divieto di bagnare i giardini, gli orti, di riempire le piscine e di lavare l’auto a casa non è sufficiente. L’acqua, nonostante le ordinanze dei sindaci e quella della Regione e anche sommando la pioggia di alcuni giorni fa, non è sufficiente per chiudere la stagione senza danni all’agricoltura. Insomma, la grande sete non si placa. A quanto pare neppure le precipitazioni previste per oggi e giovedì riusciranno a garantire l’approvvigionamento necessario per salvare i raccolti.
NUOVE ORDINANZE
C’è la necessità, dunque, di dare un’altra stretta per evitare che la situazione si complichi ulteriormente. Il primo passaggio sarà di vietare le attività già colpite dalle ordinanze dei sindaci anche durante la notte. In pratica il divieto di lavare l’auto in casa, bagnare i giardini e riempire le piscine si estenderà nell’arco delle 24 ore. Ma non è tutto. Con il decreto emergenza del Governo, la Regione e poi a scalare i sindaci, potrebbero aumentare ulteriormente i divieti. Il primo passo potrebbe essere quello di chiudere tutte le fontanelle dei Comuni che a getto continuo rilasciano acqua e tenere aperte solo quelle a pulsate. La stima parla di almeno duemila fontanelle. Chiuse anche le fontane più grandi, dove, però, c’è il riciclo della stessa acqua.
L’ASSESSORE
Riccardo Riccardi, responsabile della protezione civile, per ora non si sbilancia. «Prima di fare altre ordinanze - spiega - aspettiamo di vedere i provvedimento del Governo, poi agiremo di conseguenza». Resta il fatto che la situazione è la peggiore da 40 anni a questa parte. È necessario, insomma, trovare soluzioni che vadano oltre le ordinanze già firmate dai sindaci.
IL CONTROLLO
L’unico modo per ottenere ulteriori risparmi d’acqua è quello di evitare gli sprechi anche nelle famiglie. Una ordinanza che limiti l’utilizzo dell’acqua potabile per usi domestici potrebbe aiutare, ma il vero problema è che sarebbe impossibile fare i controlli. Come dire che ci si dovrebbe fidare del buon senso dei cittadini. Questa è una strada. Quella, però, più sicura e di bloccare l’erogazione alcune ore durante la giornata. Tecnicamente non è un meccanismo difficile da mettere in atto e potrebbe essere supportato sia da una ordinanza regionale che dal quelle sindacali. Materialmente a chiudere i rubinetti sarebbero poi le aziende che gestiscono gli acquedotti. Il problema è che ci sono almeno cinquemila utenze che si riforniscono dai pozzi artesiani pescando direttamente dalle falde. Ci sarebbe, insomma, una disparità di trattamento. In ogni caso questa è l’unica possibilità: coinvolgere le utenze domestiche.
HYDROGEA
Non ha dubbi il presidente Giovanni De Lorenzi. «Quando c’è una emergenza è necessario adottare tutte le misure per scongiurare al massimo i rischi. Dopo l’ordinanza dei sindaci e in mancanza di pioggia, il prossimo provvedimento potrebbe essere quello di chiudere le fontanelle. Se non dovesse essere sufficiente, sarà necessario razionalizzare anche l’acqua dei rubinetti ad uso domestico. Il limite massimo, in caso di razionalizzazione, è di 50 litri al giorno, rispetto ai 200 erogati ora. Speriamo non sia necessario». Un bel taglio.
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Il Gazzettino