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FELTRE - «Il paradosso è che mentre noi non possiamo utilizzare l’acqua de nostri torrenti per irrigare le produzioni che abbiamo qui, questa stessa acqua finisce in pianura e viene utilizzata da altri!». Marco De Bacco, dell’azienda agricola De Bacco, e presidente del consorzio Coste del Feltrino dice: «Sono polemico? Lo so». L’azienda di famiglia coltiva dieci ettari di vigneti, appezzamenti molto piccoli, talvolta anche di pochi metri quadri, e si trovano nei comuni di Feltre, Fonzaso, Arsiè, Pedavena, Seren del Grappa e Cesiomaggiore. Gran parte dei vigneti trova dimora sui ripidi pendii ghiaiosi di Mugnai. Tutte le viti sono situate nell’area della viticoltura storica del Feltrino. E sono proprio le viti più vecchie ad aver retto meglio all’annata di siccità: «Perché hanno apparati radicali molto forti – spiega De Bacco – e l’acqua se la sono andata a cercare».
LE PERDITE
Una siccità che si fa sentire in maniera forte: «A parte le piogge degli ultimi giorni, qui da noi l’acqua non è mai arrivata. E se a fine anno riusciremo a perdere poco del prodotto, circa il 10%, è solo grazie al continuo e grandissimo lavoro che abbiamo fatto giorno e notte.
CONSORZI IRRIGUI
De Bacco dice che bisogna essere pronti a tempesta perfette come quella che si sta verificando nel corso di questa estate: «Bisogna creare dei Consorzi irrigui, una rete irrigua cui poter attingere in casi come questi. Quando lo dicevo negli anni scorsi, pensavo che ciò potesse essere utile per mettersi al riparo da eventi futuri. Ma ora siamo in ritardo». Se poi gli si chiede quanto tempo sarebbe necessario perché un progetto di questo tipo possa entrare in funzione, De Bacco risponde scorato: «Siamo in Italia, siamo il Paese dei permessi e della burocrazia. Credo obiettivamente che si tratterebbe di un processo molto lungo, perché servono autorizzazioni e molte carte. Ma credo anche che valga la pena di sensibilizzare le amministrazioni». Un’ultima battuta con cui dimostra di non aver abbandonato ogni speranza. Di certo non abbandona nemmeno la vena polemica: «Nessuno intervento dei Fondi dei Comuni confinanti si è mai interessato a questo problema. Invece hanno realizzato tante piste ciclabili. Provi ad immaginare quanti tubazioni avremmo messo a dimora con i soldi per le ciclabili. È inutile avere bacini elettrici qua e là sparsi per la provincia con i duemila morti del Vajont che gridano ancora vendetta e poi non poter utilizzare l’acqua dei nostri torrenti. E l’acqua qui a disposizioni, ma l’impossibilità di utilizzarla, di sfruttarla per un’irrigazione di soccorso. Sono l’unico a dirlo? Forse gli altri vivono d’altro».
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Il Gazzettino