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PORTO TOLLE - Cronaca di una morte annunciata: è arrivata l’acqua bianca, così chiamano i pescatori l’anossia, e con essa la morte per le cozze del Delta del Po. «Una moria dovuta a quegli interventi di vivificazione che si sarebbero dovuti fare, che sono programmati, partiti e poi fermati, e di cui ancora non vediamo la fine - rileva Luigino Marchesini, presidente del Consorzio pescatori di Scardovari -. Era chiaro che la storia sarebbe finita così viste le condizioni delle nostre lagune dove manca quasi totalmente il ricircolo dell’acqua, e quindi l’ossigenazione, a causa dei canali interrati. Se a questo aggiungiamo il proliferare delle macro-alghe, il caldo anomalo delle ultime settimane, la carenza di piogge e l’aumento della salinità, l’esito era certo. Eppure sarebbero bastati quegli scavi per darci un po’ di sollievo».
«Disastro evitabile»
Da mesi nell’estremo Delta il comparto ittico lamentava il ritardo nei lavori di vivificazione e con esso il problema di circolazione di acqua nelle lagune che con il tempo avrebbe portato alla morte del prodotto per anossia: la condizione di carenza di ossigeno disciolto nelle acque di fondo. Si instaura come conseguenza del consumo di ossigeno a seguito della decomposizione della sostanza organica da parte dei batteri e prima che un appezzamento coinvolto torni produttivo servono pure opere di ripristino. «Avevamo più volte denunciato come la circolazione e il ricambio idrico fosse insufficiente in laguna per gli inadeguati interventi idraulici svolti in questi ultimi anni - specifica Marchesini che insieme ai colleghi del Consorzio ha inviato una lettera alla Regione e alle associazioni di categoria per denunciare il fatto -.
Interventi in ritardo
«È ora di smetterla con il malcostume tutto italiano di rincorrere le emergenze per intervenire, dato che farlo significa far scomparire quanto costruito dai nostri padri - sbotta Paolo Mancin, presidente della coop Delta Padano e del Consorzio Tutela Cozza Dop -. Annualmente ci troviamo a dire le stesse cose e non siamo ascoltati. Ci sono progetti pronti a partire e fermi da anni. Siamo stanchi di promesse, di risposte vaghe a mezzo stampa da parte degli esponenti della Regione. Il dato di fatto è che qui una decina di pescatori hanno perso totalmente il loro prodotto, chi risponderà di questo?».
Il Consorzio di Tutela ha investito fior di risorse in un piano di comunicazione che ha dato i suoi frutti, peccato che i mitilicoltori deltini non siano riusciti a soddisfare la richiesta del mercato: oltre il danno pure la beffa.
«Senza la vivificazione abbiamo avuto un calo impressionante di produzione ed ora è intervenuta anche questa moria» rimarca Mancin. La questione dei lavori nelle lagune, e in particolare nella Sacca è un tema che si ripete come un mantra: «Abbiamo bisogno di intervenire quanto prima con una vivificazione che sia significativa e efficiente: serve il ripristino dei canali sublagunari, gli scavi delle bocche - interviene Gianbruno Colacicco vicepresidente della coop Po ricordando come il Consorzio sia da sempre disponibile a compartecipare ai finanziamenti -. Non si può e non si deve più procedere secondo il criterio della “somma urgenza”: serve una programmazione, i progetti ci sono, discutiamone e risolviamo questa situazione che ci sta mettendo in ginocchio».
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Il Gazzettino