L'allarme di Cia: «La siccità fa aumentare i prezzi della spesa»

I terreni sono aridi a causa della siccità
ROVIGO - Raccolti che rischiano di essere dimezzati, mentre i fondali sempre più bassi del Po rendono sconsigliata la navigazione, con meno di mezzo metro d'acqua anche...

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ROVIGO - Raccolti che rischiano di essere dimezzati, mentre i fondali sempre più bassi del Po rendono sconsigliata la navigazione, con meno di mezzo metro d'acqua anche nei punti storicamente navigabili. Ogni giorno la situazione peggiora e a far risuonare l'allarme sui danni diretti e indiretti della siccità che sta attanagliando tutta Italia, ma soprattutto il bacino del Po, è il presidente della Cia di Rovigo, Erri Faccini: «Siamo nel pieno di una tempesta perfetta. Non piove da mesi, mentre in questo momento i bacini di montagna sono al 40% della loro capacità. Dovesse continuare questa crisi, a breve i serbatoi si svuoteranno. Sarebbe un disastro per le colture, dato che non arriverebbe più la necessaria quantità d'acqua. Siamo nella fase clou dell'accrescimento del mais e della soia. Minori apporti idrici comporteranno una minor resa del prodotto finale, con perdite che in alcuni casi potrebbero sfiorare il 50%. Se vi sarà meno disponibilità di mais e di soia, gli allevatori saranno costretti a pagarli di più e chiaramente nella filiera i costi sono destinati ad aumentare, a discapito del consumatore finale». Secondo uno studio della Cia rodigina, «il perdurare della siccità rischia di far aumentare del 30% i prezzi finali delle produzioni ortofrutticole, della pasta e del latte». A livello polesano, dove la siccità non aveva mai toccato questi livelli a giugno, «si prospetta - rimarca Faccini - una resa minore pure per le insalate, in sofferenza quella di Lusia, i pomodori, le carote, le patate, i meloni, le pesche, le mele e le pere. Da qui la previsione di un'impennata dei prezzi sugli scaffali dei supermercati, che potrebbe avvenire già da luglio».

I numeri della siccità

Dal primo ottobre al 31 maggio, in Veneto sono caduti mediamente 440 millimetri di pioggia, il 40% in meno rispetto alla media storica del periodo 1994-2021. Il valore più basso mai registrato da quando vengono effettuati questi rilevamenti, sottolinea l'Arpav. Le sparute piogge di inizio mese non hanno toccato il Polesine, con appena 2 millimetri a Trecenta e 3 a Villadose. Sempre il dato Arpav al 15 di giugno, attesta portate dei fiumi ai minimi storici, in particolare per quelli polesani meno della metà dell'Adige a Boara Pisani, meno 58%, appena un quinto del Po a Pontelagoscuro, meno 81%. Proprio l'impressionante secca del Po, con il continuo calo di portate, non solo fa risalire il cuneo salino sempre più nell'entroterra, ormai abbondantemente oltre i 20 chilometri, con conseguente impossibilità di derivare acqua per uso irriguo, ma lascia sempre più spazio alla sabbia. E l'Aipo sottolinea che «i livelli sono così bassi da far registrare fondali minori di 50 centimetri anche in punti situati all'interno del canale navigabile: per tale motivo la segnaletica di sponda e quella posta in alveo non sono più sufficienti a garantire i normali livelli di sicurezza per la navigazione. Ci possono essere ulteriori criticità in corrispondenza dei passaggi sotto i ponti, dove può rendersi necessario utilizzare un tracciato diverso rispetto a quello di norma utilizzato e segnalato. Per tutti questi motivi, Aipo sconsiglia la navigazione a motore lungo il Po». E mentre il presidente Luca Zaia spiega di aver già scritto al presidente del Consiglio Mario Draghi per chiedere nuovamente la dichiarazione dello stato d'emergenza, Rifondazione comunista, con il segretario regionale Paolo Benvegnù, Prc, il segretario provinciale Diego Foresti e il responsabile provinciale Ambiente attacca proprio la Regione: «Dopo aver nascosto la testa per anni, continuando a investire in opere inutili e devastanti e a blaterare di autonomia e prosecco, occorre prendere atto che l'irresponsabile modello di sviluppo di cui il Nordest è la massima espressione, ha portato a mettere in discussione non tanto la possibilità di continuare a far schéi per i soliti noti, ma la disponibilità di cibo e acqua per le nostre comunità e il Polesine in particolare».

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Il Gazzettino