Malore improvviso uccide a 59 anni il noto architetto Paolo Giordano

Malore improvviso uccide a 59 anni il noto architetto Paolo Giordano
TREVISO - Un infarto improvviso. È questa la causa dell’improvviso decesso, avvenuto ieri pomeriggio, sabato 8 ottobre, a soli 59 anni, del noto architetto...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

TREVISO - Un infarto improvviso. È questa la causa dell’improvviso decesso, avvenuto ieri pomeriggio, sabato 8 ottobre, a soli 59 anni, del noto architetto trevigiano Paolo Giordano. La notizia del suo decesso è subito rimbalzata nei social e sono state centinaia le persone che si sono strette intorno alla sua famiglia in questo momento di dolore. Giordano era un volto molto noto nella Marca in quanto da quasi 32 anni (dopo la laurea in Architettura presa nel 1990 all’Università IUAV di Venezia) lavorava come architetto libero professionista dedicandosi alla “bioarchitettura” tenendo sempre conto dei principi di biocompatibilità, sostenibilità ed ecologicità degli edifici, il tutto con particolare riguardo alla salute e al comfort degli abitanti, alle problematiche del risparmio energetico e all’utilizzo di risorse rinnovabili.

Giordano collaborava poi attivamente con istituti di ricerca, enti, associazioni ed Istituzioni del territorio per promuovere e diffondere la pratica del “buon costruire” a tutela del bene collettivo, della salute e dell’ambiente anche a favore delle future generazioni. Un obiettivo di vita che lo aveva spinto ad entrare nell’associazione “Moving School 21” con la quale si occupava di progettazione partecipata e di trasformazione degli spazi scolastici in autocostruzione, tra cui un progetto di struttura per “arrampicata orizzontale” (che diventa poi un’aula all’aperto) per la scuola primaria Collodi terminato solamente nella giornata di venerdì grazie a genitori e studenti.

Progettazione partecipata che, nel tempo, lo aveva avvicinato anche al Centro sociale Django di Treviso che, appena avuto conoscenza della sua morte, lo ha così voluto ricordare con un post su Facebook: «Noi non possiamo sapere cosa sarebbe stato della nostra storia se tu non fossi entrato dal nostro cancello. Quel che è certo è che oggi, dopo otto anni insieme, noi siamo ancora qua e dentro la nostra storia ci sei anche tu, con la tua figura imponente e la tua sigaretta sempre in bocca. E le storie, pur nascendo dalla carne viva di chi le costruisce, restano impresse nella mente di chi ha voglia di ascoltarle ben oltre la durata delle nostre vite. Il dolore sordo per la tua perdita improvvisa non sarà di certo attenuato da queste poche righe, ma ci teniamo a dirlo: grazie Paolo».

Il messaggio più toccante nei social è però quello dei colleghi della Moving School 21: «Il nostro Paolo Giordano ci ha lasciati. Il nostro gigante buono amato dai bambini. Creativo, disponibile, geniale. Una colonna portante del nostro team. Sempre pronto a nuove sfide. Oggi è solo silenzio. Paolo, siamo tutti qui a salutarti scrutando un orizzonte che non vediamo». Così, infine, il laboratorio del legno Don Durito con cui Giordano collaborava: «Siamo sicuri che tutti i semi che ha lasciato continueranno a crescere. Non possiamo non essergli grati per tutte le esperienze che abbiamo condiviso insieme, in particolare quando si parlava di quel connubio magico tra legno e attività per l'infanzia. Ci mancherà lavorare insieme a lui in mezzo alle nostre risate che si mescolavano con quelle dei più piccoli. Ci mancherà vederlo arrivare in laboratorio a mostrarci i tuoi attrezzi sempre più fighi dei nostri e ci mancheranno un sacco di altre cose».

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino