Detenute e guardie in passerella: la sfilata di moda è in carcere

Detenute e guardie in passerella: la sfilata di moda è in carcere
La più citata è stata Coco Chanel. Prima che sulla passerella rossa iniziasse la sfilata, dalla platea si alzavano, una dopo le altra, le modelle e ciascuna declamava,...

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La più citata è stata Coco Chanel. Prima che sulla passerella rossa iniziasse la sfilata, dalla platea si alzavano, una dopo le altra, le modelle e ciascuna declamava, sorridendo e ammiccando, una citazione storica. "Nessun uomo ti farà sentire protetta e al sicuro come un cappotto di cachemire e un paio di occhiali". O ancora: "La moda passa, lo stile resta". Ma quando una delle indossatrici ha indicato il muro di recinzione del cortile e quello che c’era dall’altra parte - la libertà - più di qualcuna si è commossa. E si sono viste mani stropicciare occhi per ricacciare lacrime: erano quelle delle recluse che guardavano la sfilata di moda dalle grate. Perché quella andata in scena ieri pomeriggio a Venezia è stata una sfilata di moda del tutto eccezionale. Per il luogo: il cortile del carcere femminile dell’isola della Giudecca, mai utilizzato prima per una iniziativa del genere e, soprattutto, mai aperto al pubblico. Per gli abiti: splendidi creazioni realizzate con i tessuti di Rubelli, Bevilacqua, Fortuny dalla sartoria aperta sin dal 2003 proprio all’interno del carcere, un modo per insegnare un lavoro e dare un prospettiva di futuro alle "ristrette" che un giorno usciranno dalla cella. Ma è stata una sfilata di moda eccezionale soprattutto per le modelle: le detenute e le agenti carcerarie. Insieme.


Il più commosso di tutti era Gianni Trevisan, presidente e "anima" della cooperativa sociale Il Cerchio che ha organizzato l’evento a conclusione di Free-it, un progetto finanziato dall’Ue che per due anni ha consentito a realtà diverse di nove nazioni europee di confrontarsi sulla formazione professionale dei detenuti: uno "scambio di buone pratiche" tra operatori di realtà anche molto lontane, accomunate dalla sfida del reinserimento lavorativo e sociale.


La sfilata di moda delle detenute della Giudecca è alla terza edizione, ma le volte precedenti si erano svolte all’istituto della Pietà e all’isola di San Giorgio. Stavolta, invece, sono stati gli invitati ad entrare in carcere e a condivivere l’emozione di detenute e agenti che hanno presentato la collezione di una trentina di capi. Tanti pois, righe, ma anche fiori. Tutte creazioni che poi vengono messe in vendita al "Banco Lotto n. 10", il negozio "dal produttore al consumatore" aperto a Castello. Tra l’altro la sartoria ha clienti blasonati: realizza gli abiti di scena per il Gran Teatro la Fenice e pure i cuscini per la ditta Fortuny. E una collaborazione ce l’ha anche con la Biennale che dal 2013 concede uno spazio al Lido, in concomitanza con la Mostra del cinema, per un temporary shop. Ieri, a fare gli onori di casa, c’era la direttrice del carcere femminile Gabriella Straffi. Tra i presenti la comandante Silvia Flora De Cesaria e la coordinatrice della sartoria Annalisa Chiaranda. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino