Sexy ricatto a Silea, va a processo. Le minacce: «Paga o dico a tua moglie che vai con i trans»

Sexy ricatto a Silea, va a processo. Le minacce: «Paga o dico a tua moglie che vai con i trans»
SILEA (TREVISO) - Adescavano le presunte vittime sui siti di annunci per incontri e poi le spremevano, con richieste di ricariche di PostePay, non particolarmente esose, ma si...

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SILEA (TREVISO) - Adescavano le presunte vittime sui siti di annunci per incontri e poi le spremevano, con richieste di ricariche di PostePay, non particolarmente esose, ma si facevano ascoltare utilizzando un ricatto bello e buono. «O paghi, oppure diciamo alla tua famiglia e al tuo datore di lavoro, che cerchi la compagnia di transessuali e ti trastulli in giochetti erotici non proprio canonici».


Nel tranello, teso da Alan Renosto e Barbara Galante, a processo per tentata estorsione e per estorsione, ci sono finiti in due. Si tratta di due uomini residenti a Silea e Paese. Uno dei due ha presentato denuncia alla polizia postale. 


LA DENUNCIA 
Si tratta di un trevigiano 56enne che racconta agli agenti di aver contattato un numero di telefono a lui sconosciuto per sbaglio. E da quel momento erano cominciati i guai per lui, nel senso che gli arrivano telefonate in continuazione e poi, a un certo punto, la richiesta di ricaricare una PostePay, con tutti gli estremi perché la ricarica andasse a buon fine, e il ricatto di rito nel caso in cui si fosse rifiutato di pagare. 
Il trevigiano, però, non ci sta e corre dritto dai poliziotti della Postale. Sono questi ultimi che avviano le indagini e scoprono chi si cela dietro i cellulari dai quali riceve una serie di telefonate e, poi, richieste di pagamento. 


SECONDO CASO
Per questo caso la Procura ipotizza la tentata estorsione. Indagando, la Postale fa emergere un altro caso di un 43enne della Marca che, invece, paga 300 euro per la solita ricarica di una PostePay. Il 43enne era stato agganciato in una chat di incontri dove aveva lasciato, inopinatamente, il suo numero di cellulare. Un contatto che i due non avevano tardato ad usare. E non certo per conoscerlo. In questo caso la Procura ha contestato il reato di estorsione. Ieri, a causa dell’impedimento di un testimone, il processo è stato rinviato. 

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Il Gazzettino