Sette famiglie in associazione per salvare la montagna: orti e fattoria

I tacchini dell'associazione
LIGOSULLO e TREPPO CARNICO (Udine) - Un progetto pilota, sostenibile, non oneroso, per salvare i piccoli paesi della montagna friulana che si stanno spopolando anno dopo anno....

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LIGOSULLO e TREPPO CARNICO (Udine) - Un progetto pilota, sostenibile, non oneroso, per salvare i piccoli paesi della montagna friulana che si stanno spopolando anno dopo anno. Arriva da Ligosullo dove, insieme a un gruppo di abitanti della vicina frazione di Tausia di Treppo Carnico, è nata un'associazione che vede unite 7 famiglie del posto; ogni giorno, queste famiglie, alcune con figli, si dedicano alla cura di un orto comune, di un'aia con animali da cortile e della stalla con le mucche che è di tutti. 


«L'associazione - spiega il sindaco di Ligosullo, Giorgio Morocutti - si chiama "La Soste Famee" che vuol dire "la nostra famiglia". Nasce dalla volontà di recuperare i legami sociali in paese piccolo come il nostro, il meno abitato della regione con le sue 90 anime, e dal desiderio di salvaguardare la montagna partendo direttamente dai suoi abitanti. Tutto è partito dall'adesione a un bando emesso dalla Regione Fvg cui abbiamo partecipato; con il nostro innovativo progetto di welfare sociale siamo arrivati primi e abbiamo avuto un piccolo finanziamento di circa 8mila euro. La somma ci è servita per dare concretezza all'idea che avevamo in mente. Così è nata l'associazione "La Soste Famee" che è presieduta da Alessandro Morocutti e che comprende fino a ora 7 famiglie di Ligosullo e della borgata contermine di Tausia». 


Ma in cosa consiste esattamente? «Nella pratica, con il fondo di 8mila euro abbiamo comprato una serra di 15 metri per 3 e abbiamo creato un orto che viene curato da tutti e la cui verdura può essere raccolta da tutti. Si fanno i turni: ogni giorno una persona si occupa della coltivazione. Poi abbiamo comprato gli animali, tenuti in un'area aperta e recintata vicino alla serra: sono 22 tacchini (nella foto), molto grandi e 20 gallinelle. Per il pollaio funziona allo stesso modo: ci si turna per curare gli animali e se per caso, per impegni o altre evenienze, l'incaricato quel giorno non può, ci va un altro al suo posto. Infine c'è la stalla, con il recupero di un vecchio stavolo e due mucche». Ogni fine settimana tutte le famiglie che aderiscono a questo progetto si riuniscono per un evento o solo per stare insieme. Tra questi il "Dindi Day" in autunno, giornata in cui si festeggia il Giorno del Ringraziamento cucinando uno dei tacchini più grandi, con anche 17 ore passate ai fornelli. «L'obiettivo è di coinvolgere tutta la comunità, per rinsaldare i legami sociali, per fare stare i ragazzi insieme agli anziani, da cui imparano. E poi c'è la gestione della montagna, recuperata nei prati e nei boschi, direttamente da chi vive questa terra». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino