TREVISO - Due anni di reclusione, con la sospensione della pena. Finisce così il procedimento a carico del 53enne mestrino insegnante di musica di una scuola media del...
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È gennaio quando a Treviso, a pochi mesi dallo scandalo del professore di liceo indagato per la sua "liaison" proibita con una studentessa minorenne a base di sms e foto "intime", scoppia il caso del professore di musica veneziano che una ex studentessa accusa di averla molestata quando aveva solo 13 anni. Tutto sarebbe avvenuto durante delle lezioni pomeridiane extrascolastiche: baci sulle labbra, toccamenti, palpeggiamenti al seno e al pube. Sono passati oltre dieci anni dai fatti, svoltisi tra il 2005 e il 2006. Perché una denuncia tanto tardiva? Per la Procura la giovane, divenuta una donna, avrebbe riconosciuto nelle sue esperienze sentimentali il vero significato di quelle attenzioni particolari che le erano state rivolte mentre prendeva lezioni per coltivare la sua grande passione per la musica. Durante le indagini coordinate dal sostituto procuratore Anna Andreatta emergono altri due casi: una ragazza in particolare racconta che l'intimità con il maestro non si sarebbe fermata ai palpeggiamenti, ma i due nel 2009 - e cioè quando lei aveva solo 14 anni - avrebbero avuto persino rapporti sessuali completi. Un terzo caso appurato dagli inquirenti non sarà invece perseguibile perché è già scattata la prescrizione.
Il 53enne all'inizio nega tutto. È un insegnante stimato, un docente amatissimo dagli studenti e dalle famiglie. Come è possibile che si tratti di un "orco" che ha approfittato di quelle che erano poco più che delle bambine? Poi sarebbero invece arrivate le ammissioni: in una fase delicata e difficile della sua vita privata l'uomo sarebbe "scivolato" in quelle relazioni proibite. All'epilogo di ieri si è approdati dopo oltre 5 mesi di indagini che hanno passato al setaccio la vita privata e professionale dell'insegnante. Non senza colpi di scena. All'udienza preliminare del 30 maggio scorso, quando viene presentata al gip la richiesta di applicazione pena, gli avvocati delle due giovani, Barnaba Battistella e Guido Galletti, presentano una memoria in cui di fatto si oppongono a che passi l'ipotesi della "tenuità del fatto". «Un concetto - ha spiegato ieri Galletti - su cui ha giocato senza dubbio il tempo intercorso fra le violenze e la denuncia. Ma ogni persona ha dei tempi di maturazione psicologica propri e anche di elaborazione e comprensione dei fatti della sua vicenda umana». Il gip Zulian ieri ha dato il proprio consenso a quei due anni con pena sospesa, a cui si arriva conteggiando aggravanti e attenuanti per ciascuno dei capi di imputazione. E tenendo conto del risarcimento offerto alla vittima dei fatti più gravi. L'altra donna i soldi li ha invece rifiutati: voleva solo che fosse fatta giustizia. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino