Molesta le dipendenti: «Per fare carriera sesso con me». Imprenditore arrestato

Molestie sul posto di lavoro
TREVISO - «Se vuoi fare carriera devi venire a letto con me». Prima le proposte oscene, poi le molestie, infine le aggressioni sessuali alle dipendenti della sua...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

TREVISO - «Se vuoi fare carriera devi venire a letto con me». Prima le proposte oscene, poi le molestie, infine le aggressioni sessuali alle dipendenti della sua azienda. Finché una di loro ha trovato la forza di denunciare l’imprenditore. Ora l’uomo, un 68enne a capo di una nota azienda metalmeccanica del capoluogo, è agli arresti domiciliari per violenza sessuale. Sono quattro al momento le presunte vittime delle sue brame sessuali. 

LA VICENDA 

A squarciare il velo di silenzio è stata un’impiegata 40enne, che per sei anni ha sopportato un inferno fatto di apprezzamenti volgari, palpeggiamenti e agguati. Il tutto a opera di un imprenditore-padrone abituato a dettar legge in azienda ed evidentemente convinto di poter disporre a suo piacimento delle sue sottoposte. La donna, che ha due figli e un compagno,era stata assunta nel 2017 come impiegata amministrativa. Il suo incarico prevedeva che gravitasse nell’orbita della dirigenza di un’azienda che conta circa 30 dipendenti e vanta un capitale sociale versato di 2 milioni di euro. La donna credeva quindi di aver ottenuto un buon posto di lavoro. Peccato che fin da subito - come lei ha poi ricostruito - il titolare si sia preso troppa confidenza: apprezzamenti volgari, battute equivoche infarcite di doppi sensi fatte anche alla presenza dei colleghi fino ad arrivare, col passare degli anni, alle molestie. All’inizio la donna respingeva quelle avances spinte, nella speranza che le cose potessero cambiare. Stringeva i denti, temendo di perdere il lavoro. «Sembri casta come una suora - le avrebbe detto il titolare - ma in realtà a letto devi essere scatenata. Tu li guardi i film porno? Io ti penso e mi eccito. Vuoi venire alla fiera? Vuoi avere una promozione? Devi darti da fare con me». Ma a gennaio, dopo l’ennesimo agguato, si è resa conto di non poter sopportare oltre. È il 23 gennaio: la donna entra nell’ufficio del capo. Lui la intrappola in un angolo. La afferra alla vita e le mette le mani sulle gambe. Poi si slaccia i pantaloni, inizia a masturbarsi e le chiede: «Perché non lo fai tu?». Lei, terrorizzata si rannicchia sul pavimento e riesce così a scampare alla violenza, come racconterà poi agli inquirenti. Non riesce più a mettere piede in azienda. Di quelle aggressioni avrebbe messo al corrente sia l’amministratore delegato, sia il figlio dell’imprenditore che lavora in azienda ma da entrambi avrebbe ricevuto la stessa risposta: un’impotente alzata di spalle. 

L’OMERTA’

Il “vizio” del titolare era risaputo, ma nessuno era riuscito ad arginarlo. Vuoi per timore di ripercussioni lavorative, vuoi per soggezione: fatto sta che tutti ne sarebbero stati al corrente e avrebbero chiuso un occhio, lasciando intendere che non potevano farci niente. A maggio, in preda a una crisi d’ansia, si presenta dal suo medico curante che le riscontra una “sindrome ansioso-depressiva causata da mobbing e molestie sessuali”. L’Ulss 2 a quel punto aveva fatto scattare il Codice Rosso a tutela delle vittime di violenza di genere. L’imprenditore si trova ora agli arresti domiciliari: la misura è scattata nel fine settimana, su richiesta del pm Davide Romanelli. La 40enne che ha dato il via alle indagini non sarebbe l’unica vittima. Altre tre lavoratrici, di cui due tuttora impiegate nell’azienda, avrebbero raccontato agli inquirenti di aver subìto lo stesso trattamento. Sulla scorta di quanto emerso finora, il pm Davide Romanelli, titolare del fascicolo, ha chiesto e ottenuto dal gip l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari. Per evitare, evidentemente, che il presunto molestatore seriale possa insidiare altre dipendenti. La 40enne intanto si è licenziata e ha trovato una buona posizione in un’altra azienda. La ferita rimane. Ma al tempo stesso si fa strada la determinazione di combattere la cultura maschilista da cui nascono abusi e violenze. Fino ai casi più estremi, come ci ricorda l’efferato femminicidio di Giulia Cecchettin.
 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino