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TREVISO - «Se vuoi fare carriera devi venire a letto con me». Prima le proposte oscene, poi le molestie, infine le aggressioni sessuali alle dipendenti della sua azienda. Finché una di loro ha trovato la forza di denunciare l’imprenditore. Ora l’uomo, un 68enne a capo di una nota azienda metalmeccanica del capoluogo, è agli arresti domiciliari per violenza sessuale. Sono quattro al momento le presunte vittime delle sue brame sessuali.
LA VICENDA
A squarciare il velo di silenzio è stata un’impiegata 40enne, che per sei anni ha sopportato un inferno fatto di apprezzamenti volgari, palpeggiamenti e agguati. Il tutto a opera di un imprenditore-padrone abituato a dettar legge in azienda ed evidentemente convinto di poter disporre a suo piacimento delle sue sottoposte. La donna, che ha due figli e un compagno,era stata assunta nel 2017 come impiegata amministrativa. Il suo incarico prevedeva che gravitasse nell’orbita della dirigenza di un’azienda che conta circa 30 dipendenti e vanta un capitale sociale versato di 2 milioni di euro. La donna credeva quindi di aver ottenuto un buon posto di lavoro. Peccato che fin da subito - come lei ha poi ricostruito - il titolare si sia preso troppa confidenza: apprezzamenti volgari, battute equivoche infarcite di doppi sensi fatte anche alla presenza dei colleghi fino ad arrivare, col passare degli anni, alle molestie.
L’OMERTA’
Il “vizio” del titolare era risaputo, ma nessuno era riuscito ad arginarlo. Vuoi per timore di ripercussioni lavorative, vuoi per soggezione: fatto sta che tutti ne sarebbero stati al corrente e avrebbero chiuso un occhio, lasciando intendere che non potevano farci niente. A maggio, in preda a una crisi d’ansia, si presenta dal suo medico curante che le riscontra una “sindrome ansioso-depressiva causata da mobbing e molestie sessuali”. L’Ulss 2 a quel punto aveva fatto scattare il Codice Rosso a tutela delle vittime di violenza di genere. L’imprenditore si trova ora agli arresti domiciliari: la misura è scattata nel fine settimana, su richiesta del pm Davide Romanelli. La 40enne che ha dato il via alle indagini non sarebbe l’unica vittima. Altre tre lavoratrici, di cui due tuttora impiegate nell’azienda, avrebbero raccontato agli inquirenti di aver subìto lo stesso trattamento. Sulla scorta di quanto emerso finora, il pm Davide Romanelli, titolare del fascicolo, ha chiesto e ottenuto dal gip l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari. Per evitare, evidentemente, che il presunto molestatore seriale possa insidiare altre dipendenti. La 40enne intanto si è licenziata e ha trovato una buona posizione in un’altra azienda. La ferita rimane. Ma al tempo stesso si fa strada la determinazione di combattere la cultura maschilista da cui nascono abusi e violenze. Fino ai casi più estremi, come ci ricorda l’efferato femminicidio di Giulia Cecchettin.
Il Gazzettino