La spa del sesso nel centro massaggi con annunci "espliciti"

La spa del sesso nel centro massaggi con annunci "espliciti"
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MESTRE - Più che un centro benessere, era un centro del piacere. La differenza potrà sembrare sottile dal punto di vista lessicale, ma sul piano legislativo è sostanziale: una cosa sono i massaggi, un’altra le prestazioni sessuali a pagamento. Soprattutto se, come in questo caso, sussistono condizioni di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. La squadra mobile di Venezia ha scoperto una casa per appuntamenti abusiva in via Cavallotti, mascherata appunto, come spesso accade, da centro massaggi. Denunciata la maitresse, titolare dell’attività, una quarantenne cinese. La polizia, giovedì, ha eseguito il sequestro preventivo dell’attività, come disposto dal gip su richiesta della procura. 


Centri massaggi cinesi a luci rosse: incassi di 11mila euro al mese, più di 300 clienti

L'AGGANCIO
Gli affari andavano avanti da un po’. I clienti venivano agganciati tramite annunci sui social e blog specializzati. Pubblicità che non andavano troppo per il sottile nello spiegare i servizi offerti dal centro. Il messaggio, evidentemente, era arrivato forte e chiaro, visto che stando alle indagini venivano intrattenuti una quindicina di clienti durante le venti ore di apertura giornaliera. Cinque le ragazze a disposizione della titolare: tutte giovani, tra i 22 e i 31 anni, tutte cinesi. Diverse le segnalazioni dei cittadini arrivate in questura che avevano dato il La all’inchiesta: gli investigatori, con appostamenti e sopralluoghi, hanno verificato effettivamente che in quelle stanze, si faceva un po’ di tutto tranne i massaggi. Le tariffe erano fisse, ma trattabili a seconda delle situazioni e del cliente: 50 euro per la masturbazione, 70 per un rapporto orale, 150 per un rapporto sessuale completo. Quando il quadro è diventato sufficientemente chiaro, si è proceduto al sequestro.

È la terza “casa chiusa” abusiva scoperta dalla mobile della questura nel giro di una settimana, dopo i due locali a San Donà e Quarto D’Altino, l’Arabesque e il Game Over, in cui i clienti potevano ottenere incontri a luci rosse con le escort nel privè, in hotel o addirittura a domicilio, per cifre che arrivavano fino a 1.500 euro. In quel caso, però, le dinamiche erano molto diverse: lì, le ragazze al servizio dei gestori erano parte dell’azienda del sesso, anche perché con la loro attività arrivavano a guadagnare fino a 8mila euro al mese. In questo caso, invece, le giovani cinesi erano totalmente sfruttate dalla connazionale, che tratteneva completamente i ricavi delle loro prestazioni. Le ragazze erano assunte per il centro massaggi, ma non avevano una percentuale sul lavoro con i clienti. Quello che cercheranno di capire ora gli uomini della questura, è se fossero in qualche modo sotto ricatto. Di solito, in questi casi, succede che accettino qualunque condizione per non rischiare di perdere il lavoro e quindi il permesso di soggiorno. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino