Sesso con le calciatrici e "attenzioni particolari": allenatore condanato a 2 anni

Il tribunale di Venezia
Si conclude con una condanna a due anni (pena sospesa) il processo a carico di Peter Priamo, l’allenatore di calcio a cinque, residente a Loria (in provincia di Treviso),...

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Si conclude con una condanna a due anni (pena sospesa) il processo a carico di Peter Priamo, l’allenatore di calcio a cinque, residente a Loria (in provincia di Treviso), accusato di atti sessuali e adescamento nei confronti di alcune ragazze minorenni che giocavano nella squadra. Tra loro figurava anche una giovane di Santa Maria di Sala. La sentenza è stata emessa ieri mattina dal Gip di Venezia, Gilberto Stigliano Messuti, e si attesta sulla stessa linea della richiesta della Procura. Il pubblico ministero Giorgio Gava, titolare dell’inchiesta penale, aveva infatti chiesto una pena di due anni.

LA VICENDA
L’imputazione formulata dalla procura lagunare si riferisce ad atti sessuali compiuti con due ragazzine, le quali erano consenzienti ma, secondo il rappresentante della pubblica accusa, gli episodi sono comunque punibili in quanto entrambe erano di età inferiore ai 16 anni e l’uomo, in qualità di allenatore, le aveva in affidamento (nei confronti di un’altra ragazza, di Santa Maria di Sala, l’imputazione è di adescamento, per una serie di messaggi scambiati via Whatsapp). La Procura contestava anche la detenzione di materiale pedopornografico in relazione a fotografie a sfondo sessuale rinvenute nel suo computer. I fatti risalgono al periodo compreso tra il 2015 e il 2017 e sono venuti alla luce dopo la denuncia presentata dalla madre di una delle minorenni, la quale scoprì del rapporto intrattenuto con l’allenatore attraverso alcune fotografie rinvenute sul cellulare della figlia.
LA DIFESA

L’avvocato Simone Vianello ha replicato punto su punto alle varie contestazioni, sostenendo che l’accusa di adescamento si riferisce, in ogni caso, a ragazze di età superiore ai 16 anni. Per quanto riguarda invece la detenzione del materiale pedopornografico, il legale ha specificato che tutto ciò che è stato trovato dagli inquirenti non è altro che alcuni filmati che erano rimasti nella disponibilità del suo assistito per il suo ruolo di tecnico informatico (quindi collegato agli interventi fatti per lavoro su computer altrui). Per quanto riguarda gli atti sessuali il legale, nel ribadire con forza che si trattava di episodi consenzienti, ha anche sottolineato che in questa vicenda il ruolo di Priamo non era quello dell’allenatore, ma di semplice accompagnatore. Secondo il legale, infine, i fatti sarebbero avvenuti al di fuori dell’attività di allenatore, e dunque del dovere conseguente all’affidamento delle calciatrici. Va ricordato che prima del processo le ragazzine sono state comunque risarcite con somme comprese tra 5 e 7mila euro. 
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Il Gazzettino