OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
- oppure -
Sottoscrivi l'abbonamento pagando con Google
OFFERTA SPECIALE
Leggi l'articolo e tutto il sito ilgazzettino.it
1 Anno a 9,99€ 69,99€
oppure
1€ al mese per 3 mesi
L'abbonamento include:
- Accesso illimitato agli articoli su sito e app
- La newsletter del Buongiorno delle 7:30
- Tutte le newsletter tematiche
- Approfondimenti e aggiornamenti live
- Dirette esclusive
ROVIGO - La Corte d'Appello di Venezia ha confermato la condanna nei confronti del 27enne che ha approfittato dello stato di annebbiamento dell'amica, che dopo una birra ed una canna si è sentita male perdendo conoscenza, consumando un rapporto sessuale completo con la ragazza semisvenuta e poi, visto che lei non accennava a riprendersi, portandola in macchina vicino alla casa di una sua zia e lasciandola a terra sul ciglio della strada. I fatti risalgono al 26 maggio del 2017 e giovedì è arrivata la sentenza di secondo grado, che ha confermato integralmente la sentenza che era stata pronunciata dal Collegio del Tribunale di Rovigo, nel primo grado di giudizio, il 5 luglio dello scorso anno, riconoscendo colpevole di violenza sessuale ed omissione di soccorso e condannato ad una pena di 5 anni e 1 mese di reclusione, oltre al pagamento di un risarcimento di 15mila euro nei confronti della vittima, che si era costituita parte civile con l'avvocato Anna Osti. A difendere l'imputato, invece, l'avvocato Lorenzo Pavanello. La condanna non è ancora definitiva, quindi tale non è nemmeno la colpevolezza, perché resta l'ultimo grado di giudizio.
LA VICENDA
Per ricostruire la vicenda, come nel film Memento, è stato necessario partire dalla fine e poi ricostruire a ritroso, attraverso i barlumi di ricordo della vittima, il quadro di quanto accaduto quella giornata. Quello che è certo è che la ragazza, è stata trovata svenuta per strada dal personale sanitario dell'ambulanza accorsa dopo la chiamata al 118 fatta dal fratello al quale, dopo aver avuto un momento di lucidità ed essersi svegliata in un luogo che non riusciva a riconoscere, aveva inviato un messaggio con le coordinate di geolocalizzazione.
Arrivata in stato di incoscienza al Pronto soccorso, la giovane si è poi gradualmente ripresa ed ha iniziato a raccontare quel poco che ricordava dell'accaduto ai sanitari, ribadendolo poi nelle audizioni protette, visto il suo delicato quadro psicologico, e, infine, anche in aula, durante il processo.
Il Gazzettino