BOLOGNA - Il piano era pronto, la banda aveva anche individuato l'appartamento di Milano dove tenere in ostaggio un imprenditore 40enne bolognese del settore informatico, per...
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L'indagine è partita da una inchiesta per truffe informatiche della procura di Milano, che mesi fa aveva sequestrato alcuni conti correnti riconducibili a membri della banda. Da qui la necessità del gruppo di rientrare dei soldi 'persi', almeno 300mila euro, e l'idea da parte di due veronesi, fratello e sorella, titolari di alcune ditte di componenti informatici, e di un reggiano, autista di bus pubblici, con piccoli precedenti di polizia, di mettere a segno il 'colpo'. Tra settembre ed ottobre la banda ha studiato il piano, facendo diversi sopralluoghi per individuare la casa del sequestro, fissando un appuntamento con l'imprenditore per ieri mattina, a Milano, dove doveva essere sequestrato, e pedinandolo nei suoi spostamenti da Bologna.
A prelevarlo dovevano essere quattro napoletani, «manovalanza» li ha definiti il comandante provinciale dei carabinieri di Bologna, Pierluigi Solazzo, contattati dall'autista reggiano tramite l'intermediazione di un'altro napoletano, «contiguo al clan camorristico Formicola».
Il Gazzettino