Il 50enne sequestrato e seviziato nel casolare a Vedelago: «È stato il 15enne a scrivermi in chat e darmi appuntamento»

La vittima, contattata tramite una chat di incontri gay, è stata attirata in quella casa in costruzione, abbandonata da anni

VEDELAGO - Anche gli inquirenti sono sotto choc. Mai finora, a Treviso, si era verificato un episodio simile. A maggior ragione se i protagonisti sono dei giovanissimi, e di buona...

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VEDELAGO - Anche gli inquirenti sono sotto choc. Mai finora, a Treviso, si era verificato un episodio simile. A maggior ragione se i protagonisti sono dei giovanissimi, e di buona famiglia. I contorni del sequestro di persona e della rapina ai danni di un 50enne, messa in atto in un casolare di Vedelago e interrotta appena in tempo dai carabinieri, si stanno pian piano delineando. Così come i ruoli. Per il grado di responsabilità a carico dei tre ragazzi finiti in manette, al pari delle vere motivazioni, si dovrà attendere. Allo stato degli atti la prima certezza è il fatto.

La vittima, contattata tramite una chat di incontri gay, è stata attirata in quella casa in costruzione, abbandonata da anni, con la scusa di un incontro a luci rosse. Poi è stata legata mani e piedi con dello scotch da pacchi, immobilizzata utilizzando anche uno storditore elettrico, picchiata e minacciata con due coltelli. Il tutto per rapinarla dei pochi soldi che aveva nel portafogli (60 euro in tutto), delle chiavi dell’auto per impedirle di fuggire e della tessera bancomat che il terzetto, composto da un 15enne, un 18enne e un 19enne, tutti residenti nella castellana, voleva utilizzare per prelevare dal suo conto in banca. Ed è stato proprio quel tentativo di prelievo a risultare fatale al piano loro criminoso. Che, stando a quanto sostenuto dalla Procura, poteva pure avere dei risvolti tragici: al di là delle percosse, costate una prognosi di 30 giorni all’impiegato 50enne, il nastro adesivo sulla bocca era talmente stretto e posto anche su parte del naso che rischiava di farlo soffocare se non fossero intervenuti i militari a liberarlo.


LA CONVALIDA

Ieri mattina, in carcere a Treviso, si sono tenuti gli interrogatori dei due maggiorenni. Entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il gip Carlo Colombo, nonostante la Procura avesse chiesto la conferma della misura cautelare, ha sciolto la riserva ieri pomeriggio disponendo gli arresti domiciliari sia per il 19enne, difeso dall’avvocato Elisa Berton, che per il 18enne, difeso dall’avvocato Nicoletta Gasbarro. «È una situazione indubbiamente molto complessa, il mio assistito peraltro è afflitto da problemi fisici visibili ma soprattutto di natura psichiatrica (è in cura da tempo e assume anche farmaci, ndr) che sono in corso di accertamento e che ho documentato al giudice - ha affermato l’avvocato Berton - Quindi al momento abbiamo dato la precedenza a questi aspetti». Profilo basso tenuto anche dall’avvocato Gasbarro: «Ci siamo avvalsi della facoltà di non rispondere, anche perché al momento non abbiamo in mano gli atti. Ci sarà tempo e modo per chiarire la situazione». Diverso l’iter seguito dal 15enne, per cui sta procedendo la Procura dei Minori di Venezia per la stessa tipologia di reati in concorso: sequestro di persona e rapina aggravata. 


LA RICOSTRUZIONE

Gli inquirenti, nel frattempo, dopo aver sentito la vittima, hanno avuto modo di ottenere maggiori informazioni su quanto accaduto. Soprattutto sulle modalità con cui il 50enne è stato attirato nella rete dei suoi baby aguzzini. Ad adescarlo è stato il 15enne, l’utilizzatore materiale della chat per omosessuali attraverso la quale è stata agganciata la vittima. Il 19enne con problemi fisici sarebbe invece stato utilizzato come esca dal minore, per invogliare i possibili “partner” sulla bontà delle sue intenzioni. Un modo per evitare che si insospettissero. Tutti e tre, poi, conoscevano bene il luogo in cui il 50enne è stato attirato. Non è escluso che il residente che ha allertato i carabinieri su movimenti sospetti nei giorni precedenti possa aver visto proprio loro tre fare un sopralluogo nel casolare. Che è sì abbandonato da due anni, ma non isolato: si trova a due passi dalla casa di riposo di Vedelago ed è affacciato sulla trafficata via Marconi. Si sospetta che non sia stato l’unico episodio di cui si è reso protagonista il trio.

 

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Il Gazzettino