Accoglie i senzatetto in parrocchia: «Non lascio quei migranti al freddo, Treviso città ricca che lascia la gente morire in strada»

Don Giovanni Kirschner, parroco di Santa Maria del Sile parla dopo le polemiche sulla decisione di offrire riparo per la notte in chiesa a sei persone

Don Giovanni Kirschner e i senzatetto
TREVISO - «La chiesa non è un dormitorio: in questo senso non è giusto che le persone dormano lì. Ma noi possiamo pensare di essere giusti in una...

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TREVISO - «La chiesa non è un dormitorio: in questo senso non è giusto che le persone dormano lì. Ma noi possiamo pensare di essere giusti in una città ricca, piena di alloggi vuoti, che lascia la gente morire per strada? La decisione è servita anche a risvegliare le coscienze. Ci ha consentito di provocare chi ha più mezzi di noi a trovare soluzioni più adeguate». È questo, in sintesi, il pensiero di don Giovanni Kirschner. Il parroco di Santa Maria del Sile parla dopo le polemiche sulla decisione di offrire dall'8 dicembre un riparo per la notte in chiesa a 6 senza dimora, più 4 nei vicini spogliatoi, compresi alcuni italiani. E richiama tutti alla responsabilità. A partire dalle istituzioni. La tensione negli ultimi giorni è salita. La petizione per chiedere la vescovo Michele Tomasi di mandare via don Giovanni, promossa da Remigio Zanata, ha superato le 200 sottoscrizioni. Ma lo stesso sacerdote non nasconde le difficoltà.

IL NODO
«Il disagio tra gli abitanti per la presenza dei senza dimora è di lunga data chiarisce in una lettera inviata ai parrocchiani escrementi in giro, persone ubriache o moleste, persone con evidenti problemi psichiatrici che a volte si sono anche rivelate pericolose: sono anni che abbiamo a che fare con tutto questo». Il vicino dormitorio comunale di via Pasubio non basta. «I posti sono sempre stati insufficienti. Quando abbiamo chiamato la polizia o i carabinieri per risolvere situazioni pericolose ci sono sempre stati grossi limiti spiega don Giovanni ma la carenza più grave è stata la mancanza di qualcuno che potesse affiancare le persone per accompagnarle a trovare una sistemazione e una vita migliore». «Tutte le istituzioni coinvolte dicono che più di così non possono fare», sottolinea. All'inizio di dicembre, poi, è morto Mandeep Singh, il 32enne indiano mancato nel parcheggio dell'Appiani: «Abbiamo scelto di farci carico di una parte di questo male, senza chiedere ad altri di farlo». La chiesa accoglie persone già da tempo. Ma ora il numero è salito. «Abbiamo attraversato il confine che divide la "brava gente" dagli scarti della società punge don Giovanni finché per strada ci stanno e ci muoiono "loro", gli extracomunitari, i barboni, gli ubriaconi, possiamo permetterci di restare indifferenti».

LA DISCUSSIONE


"Lo scandalo non sta nellaccogliere in chiesa persone che non hanno un posto dove andare aggiunge don Francesco Filiputti, parroco di San Bartolomeo ma che oggi nella nostra terra ci sia ancora qualcuno che non ha un posto decente nemmeno per dormire». Sulla questione ieri è intervenuto il comitato Prima i trevigiani. «L'altruismo è parte fondamentale della nostra tradizione cattolica dice il presidente Leonardo Campion ma al tempo stesso deve essere garantita la convivenza, con forme di inserimento coordinate con le istituzioni, per non creare spaccature nel quartiere». Il sindaco Mario Conte si è proposto come mediatore per arrivare a una soluzione condivisa. «Ma la petizione è sostenuta dall'associazione Prima i trevigiani, che esprime posizioni politiche di estrema destra, come la tradizionale linea del no all'accoglienza attacca Luigi Calesso, riferimento di Coalizione civica per Treviso il sindaco non può rifugiarsi nella mediazione: dica se condivide le ragioni dell'umanità o quelle dell'estrema destra cittadina». «C'è la responsabilità delle istituzioni cittadine, in primis del Comune, di mettere in campo una risposta per i senza dimora. I ritardi vengono al pettine incalza Giovanni Tonella, segretario del Pd di Treviso siamo chiamati a dare risposte, non ad attaccare chi cerca di darle». Anche da Treviso Civica chiariscono che i disagi non mancano. Ma sottolineano che il nodo sta negli ospiti del dormitorio che non lavorano. E che le richieste per unassistenza diurna sono sempre andate a vuoto. «Lamministrazione non ha mai ritenuto di dare la benché minima risposta tira le fila il presidente Francesco Sardo Infirri ora che nel mirino è finito il parroco, colpevole di aver sopperito alle mancanze dellamministrazione, speriamo che qualcosa si muova».
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Il Gazzettino