BELLUNO - La sistemazione della via di accesso al rifugio Dal Piaz bloccata dai carabinieri. Subito dopo il maltempo che si è abbattuto anche sulle montagne feltrine i...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LA LEGGE
Non vi sono dubbi che a dettar le regole sia il proprietario del terreno e anche in questo caso è così. De Simoi però affronta l’argomento e i suoi aspetti: «I proprietari dei terreni in quota sono tre: i Comuni, le Regole e il Demanio. Per i primi due non credo ci siano grossi problemi per la riapertura dei sentieri, per il Demanio pare proprio di sì e ha giurisdizione su gran parte della provincia di Belluno. Feltre è stata la prima a intervenire ed è stata bloccata, questo significa che le altre sezioni che inizieranno i lavori nella prossima estate non potranno farlo. Mettersi attorno a un tavolo è molto difficile, ci abbiamo provato con il Parco, l’Unione montana e il Comune di Sovramonte, ma dell’Utb (Ufficio territoriale per la biodiversità), che è proprietario della strada e invitato ufficialmente la tavolo, non si è presentato nessuno».
L’ATTESA
Per i numerosi volontari che sono intervenuti, oltre che da Feltre, anche da Treviso, Conegliano, Montebelluna, Padova e Venezia rimane l’attesa. «I carabinieri - racconta De Simoi - mi hanno chiesto di fermare i lavori fino a che verranno valutati gli eventuali danni. Nessun problema, ma fino a quando? Purtroppo nessuno dice nulla e non ci sono precisi tempi di intervento. Questo aggiunge alla possibile e più che probabile ricaduta turistica, la perdita di numerose forze nuove per il Cai. Molti sono stati i giovani ad arrivare a Feltre per aiutare e ora si trovano demotivati perché anche in montagna hanno incontrato quella burocrazia che, per chi ama i monti, deve rimanere in città». Il presidente De Simoi chiude: «Lo spopolamento della montagna non avviene per una catastrofe, ma per piccole e insignificanti cose messe assieme. La montagna vive grazie a un insieme di anelli legati fra loro: romperne uno, come in questi caso, significa ucciderla».
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino