Minaccia l'ex compagna, 29enne assolto: «Non vivevano assieme, non sono violenze “in famiglia”»

Per la difesa è mancato “l’animus dello stalker”. La coppia ha un figlio affidato a lei

Donne vittime di violenza
CHIOGGIA - I reati sarebbero da “codice rosso”, ma il giudice per l’udienza preliminare di Venezia li ha ritenuti insussistenti e ha mandato assolto...

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CHIOGGIA - I reati sarebbero da “codice rosso”, ma il giudice per l’udienza preliminare di Venezia li ha ritenuti insussistenti e ha mandato assolto dall’accusa di “stalking e maltrattamenti in famiglia” un 29enne di Chioggia. La sentenza, con rito abbreviato, è stata pronunciata dalla gup Daniela Defazio, la quale ha preso atto che la coppia non ha mai convissuto sotto lo stesso tetto, nonostante dalla loro unione fosse nato un figlio che il Tribunale ha assegnato a lei, e dunque non può configurarsi il reato di maltrattamenti in famiglia. I reiterati comportamenti minacciosi contro l’ex fidanzata, una 23enne di Chioggia, tra l’altro, si erano verificati sempre all’aperto, in strada e in altri luoghi pubblici, e sempre in presenza di altre persone.

LE ACCUSE
A conclusione del processo, la sostituto procuratore Antonia Sartori aveva chiesto per l’uomo, il chioggiotto M. C., la pena di un anno e 4 mesi di reclusione. L’avvocato dell’imputato, Pascale De Falco, si è invece battuto per l’assoluzione, ricordando che la coppia non è mai stata convivente e che l’articolo 572 del Codice penale stabilisce che va punito “chi maltratta una persona della famiglia o comunque convivente”. Per quanto riguarda i contestati atti di stalking, l’uomo si è difeso sostenendo che si è sempre trattato di gesti e frasi mirate esclusivamente alla possibilità di convincere la ex a fargli vedere il figlio: episodi limitati nel tempo, avvenuti la scorsa estate in spiaggia a Sottomarina, di fronte all’abitazione della nonna della ragazza, in prossimità di una banca e di un bar di Chioggia e in altri luoghi pubblici. Nella denuncia presentata alle forze dell’ordine, la ragazza riferiva di avere paura in quanto era stata minacciata con un coltellino dall’ex compagno, il quale gli aveva dato uno schiaffo e più volte le aveva urlato che l’avrebbe ammazzata.

LA DIFESA


L’avvocato De Falco si è battuto per dimostrare che è mancato “l’animus dello stalker, inteso come soggetto che manifesta atteggiamenti di persecuzione tendenti a provocare nella persona presa di mira stati d’ansia e di paura”. E poco importa che l’uomo non sia proprio uno stinco di santo, avendo alle sue spalle diverse condanne penali. Al processo è caduta anche l’accusa di “resistenza a pubblico ufficiale” che la Procura gli contestava in relazione ad un intervento della Polizia di Chioggia, avvenuto su richiesta dalla ragazza in occasione dell’ennesimo atteggiamento intimidatorio messo in atto nei suoi confronti: in quella occasione aveva reagito con violenza alla pattuglia giunta sul posto, apostrofandola con frasi offensive. Ma il giudice lo ha assolto. Le motivazioni della sentenza saranno depositate nei prossimi giorni.

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Il Gazzettino