Calvario dopo il ritocco al seno: ora i medici sono nei guai

Calvario di una donna dopo l'operazione al seno
PIEVE DI CADORE - Avrebbero sottovalutato l’infezione incorsa dopo la riduzione chirurgica del seno e per la paziente iniziò un calvario con 8 mesi di sofferenze....

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PIEVE DI CADORE - Avrebbero sottovalutato l’infezione incorsa dopo la riduzione chirurgica del seno e per la paziente iniziò un calvario con 8 mesi di sofferenze. È per questo che i due medici dell’Unità operativa di Chirurgia dell’ospedale di Pieve di Cadore, che eseguirono l’intervento e seguirono la donna nelle visite di controllo, sono finiti alla sbarra. Si tratta di Stefano Valletta, 60enne nato a Belluno e il coetaneo collega Sebastiano Muccio, originario di Catania e sono chiamati a rispondere di lesioni personali aggravate in concorso. L’intervento per ridurre il seno, in gergo tecnico mastoplastica riduttiva bilaterale, andò bene. Venne effettuato il 2 dicembre 2014 dai due chirurghi nell’ospedale di Pieve di Cadore. Ma secondo l’accusa nelle visite di controllo i due avrebbero «sottovalutato la mancata guarigione della ferita della mammella destra e l’infezione successivamente insorta». La paziente venne vista più volte in quel mese di dicembre da entrambi i medici, ma solo al settimo controllo, avvenuto il 29 dicembre 2014, le sarebbe stata prescritta una terapia antibiotica. E anche quando la prescrissero sarebbe stata «inadeguata e sotto-dosata», secondo la Procura. Inoltre, sempre secondo quanto ricostruito dalle indagini degli inquirenti, i due chirurghi non avrebbero nemmeno eseguito un tampone per individuare il germe responsabile dell’infezione. Questo sarebbe stato fatto solo all’undicesimo controllo. Nel frattempo l’infezione progrediva e peggiorava e i due medici avrebbero prescritto solo cure palliative. Infine, anche quando arrivò l’esito dell’esame culturale effettuato in ritardo che dimostrò la positività a uno specifico batterio i due dottori non avrebbero compreso la gravità della situazione. Secondo l’accusa avrebbero «omesso di considerare l’esito e di procedere a un consulto col medico infettivologo per una diagnosi di infezione e adeguata terapia antibiotica».

IL CALVARIO
La donna che vedeva peggiorare di giorno in giorno le condizioni della ferita e stava sempre peggio alla fine, il 16 febbraio 2015, si rivolse al Pronto soccorso di Belluno. Qui venne ricoverata e curata, dopo aver accertato l’infezione da “Corynebacterium striatum”. Grazie agli antibiotici la ferita finalmente guarì completamente ma solo a luglio del 2015. 
IL PROCESSO

La donna non è ancora costituita parte civile perché sono in corso trattative per il risarcimento: si è affidata all’avvocato Mauro Gasperin. I due medici sono difesi dagli avvocati Sandro De Vecchi di Belluno (Valletta) e Cristiana Polesel del Foro di Treviso (Muccio). L’udienza fissata per lunedì in Tribunale a Belluno, di fronte al giudice Angela Feletto, con il pm Giuseppe Gulli, è stata quindi rinviata a marzo per consentire la conclusione delle trattative sull’entità dei danni. La donna ha infatti riportato danni permanenti: cicatrici deturpanti e dolore persistente al seno detro.
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Il Gazzettino