Occupa abusivamente da 15 anni terreno demaniale, "sfrattata" dai carabinieri forestali

Serve il fieno per i cavalli, azienda "abusiva" cacciata dai terreni del demanio
SEDICO - La concessione è scaduta dal 2008 ma l’azienda agricola di Anna Molinari da quasi 15 anni è rimasta abusivamente su quei 22 ettari di terreno...

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SEDICO - La concessione è scaduta dal 2008 ma l’azienda agricola di Anna Molinari da quasi 15 anni è rimasta abusivamente su quei 22 ettari di terreno demaniale ad Agre di Sedico. E dopo un’odissea fatta di ricorsi, cause civili, e giudizi davanti al Tribunale amministrativo regionale ieri sembrava arrivata alla fine. In realtà si è trattato solo di un sopralluogo dei carabinieri forestali: il Reparto Carabinieri Biodiversità Belluno, che dovrebbe gestire quella proprietà dello Stato. I militari sono andati sul posto per vedere in cosa consiste l’azienda: il prossimo passo sarà eseguire l’ordinanza di sgombero del compendio. «Necessitiamo di quei terreni per il fieno dei nostri cavalli», spiega il comandante del Reparto Biodiversità il colonnello Gianfranco Munari. 



LA CONCESSIONE
Il complesso demaniale sito in Agre di Sedico è costituito da circa 22 ettari di prato stabile, da un fabbricato adibito a stalla di mq 250 e sovrastante fienile di mq 195, un capannone per deposito foraggio della superficie di mq 252. Era stato dato alla imprenditrice in concessione per cinque anni, decorrenti dall’1 luglio 2003 ed un canone annuo di euro 2.324,00. Con lei il marito, un operaio dell’azienda statale foreste demaniali in pensione da anni. Nel 2008 la concessione non viene rinnovata, anche se da quanto sostenuto al Tar dalla proprietaria dell’azienda agricola, Anna Molinari, c’era stato un tacito accordo di rinnovo fino al 2013. Ma la donna ha perso in ogni battaglia giudiziaria dal Tribunale di Venezia, dove si è incardinata la causa civile, al Tribunale amministrativo regionale, dove ha impugnato le ordinanze.

LE RICHIESTE
L’imprenditrice agricola ha chiesto ripetutamente negli anni l’autorizzazione di una proroga od il rinnovo della concessione per consentire la continuazione dell’attività imprenditoriale agricola in essere. All’inizio era stata concessa «in via del tutto eccezionale una proroga sino al 31 dicembre 2008 del contratto scaduto il 30 giugno 2008» allo scopo di “agevolare” le operazioni di «allontanamento di animali, materiali ed attrezzature e consentire di concludere l’annata agraria con lo sfalcio dei prati e la fienagione». Da allora sono passati quasi 15 anni e nulla è cambiato: gli animali sono ancora lì: mucche, cavalli, capre e pecore. E il problema è sempre il loro spostamento. 

LA GIUSTIZIA

In uno dei tanti procedimenti il Tar ricorda come risulti «pacificamente dagli atti l’espressa volontà dell’Amministrazione concedente di non rinnovare la concessione e di ammettere in via del tutto eccezionale per il tempo di soli sei mesi (cioè sino al 31 dicembre 2008) la proroga del rapporto concessorio oltre la data di scadenza naturale del contratto (fissata al 30 giugno 2008), in quanto subordinata all’assunzione formale dell’impegno di sgomberare i beni demaniali». Era il 2017. L’ultima ordinanza del Tar è di qualche settimana fa, il 18 luglio 2022 quando la Prima sezione del Veneto ha respinto definitivamente il ricorso di Anna Molinari, rappresentata e difesa dall’avvocato Michele Dell’Agnese. Chiedeva l’annullamento dell’ordinanza a firma del Comandante dei Carabinieri Biodiversità di Belluno notificata alla ricorrente il 25/02/2022 che ha diffidato di rilasciare l’immobile sito in località Agre del Comune di Sedico. Un’intimazione scattata in autotutela sui beni che è stata ulteriormente confermata e che i carabinieri si preparano ad eseguire. Ieri quindi hanno iniziato a mettere in atto tutti i procedimenti per liberare il compendio. «A noi interessa entrare in possesso di quel compendio perché abbiamo bisogno di terreni per il fieno dei nostri cavalli», ribadisce il colonnello Munari. L’avvocato della donna, Michele Dell’Agnese ricorda: «Anche volendo non hanno altro posto dove collocarsi». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino