La pazza idea del presidente Marcon: «Provo a vendere il Sant'Artemio»

La sede della Provincia di Treviso
Siamo pronti a vendere il Sant’Artemio. Stiamo valutando come sondare il mercato per vedere se ci sono potenziali acquirenti. L’operazione è complessa. Ma se...

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Siamo pronti a vendere il Sant’Artemio. Stiamo valutando come sondare il mercato per vedere se ci sono potenziali acquirenti. L’operazione è complessa. Ma se c’è qualcuno che è intenzionato a comperarlo, che si faccia avanti. La nostra disponibilità è massima». A parlare è Stefano Marcon, presidente leghista della Provincia. Dopo la mancata riforma Delrio, caduta nel limbo in seguito alla bocciatura del referendum costituzionale, l’ente non naviga nell’oro. Tutt’altro. Si fatica a far quadrare i conti. Per la manutenzione ordinaria della rete stradale provinciale, ponti  compresi, servirebbero almeno 6 milioni all’anno. Oggi il Sant’Artemio riceve solo 3,5 milioni. Poco più della metà. In questa situazione ha preso corpo l’idea di vendere la sede dell’ex ospedale psichiatrico, inaugurata nove anni fa, nell’ottobre del 2009, diventata sproporzionata alla luce dei tagli, ai finanziamenti e del dimezzamento del personale. Non ci sono ancora cifre ufficiali. Ma si parla di 80 milioni per l’acquisizione in blocco. Più o meno quanto speso per il maxi-recupero. 


LE PREVISIONI
«Non sto amministrando la Provincia contando su un’eventuale alienazione del Sant’Artemio – mette in chiaro Marcon – ma essendo il mondo metà da comperare e metà da vendere, dico che non ci sarebbero ostacoli se qualcuno avesse delle ipotesi concrete per la valorizzazione di questo compendio». Il sogno dell’ex ospedale psichiatrico comperato dall’Usl, recuperato e trasformato nella sede della Provincia era partito da Luca Zaia, all’epoca numero uno dell’ente e ora presidente del Veneto. «Nel momento in cui ha concepito l’operazione, il presidente Zaia aveva tutte le ragioni del mondo. All’epoca la Provincia aveva una situazione economico finanziaria diversa – sottolinea Marcon – c’era anche un organico diverso, che la riforma Delrio ha dimezzato. E c’erano delle condizioni patrimoniali che hanno fatto sì che l’operazione si concepisse rivelandosi azzeccata per quei tempi. Oggi, invece, corre il rischio di essere un po’ anacronistica. Anche e soprattutto per il fatto che i dipendenti sono stati ridotti di oltre il 50 per cento». Da 700 persone si è scesi sotto le 300.

OSPITALITÀ
Negli ultimi anni l’ex ospedale psichiatrico ha aperto le porte anche ad altri. Gli spazi liberi sono stati dati in affitto all’Associazione dei Comuni della Marca trevigiana, ai Trevisani nel mondo e anche ai Nas. Senza contare lo stabile che ospita l’ufficio scolastico provinciale, arrivato dalla palazzina di via Sartorio, rimasta vuota e ancora invenduta. La cessione del Sant’Artemio, in ogni caso, non sembra cosa immediata.

«E' un’ipotesi che considero molto remota – conclude il presidente – per il fatto che la questione immobiliare oggi non è molto favorevole. Ma stiamo sondando comunque il mercato per verificare i margini per delle operazioni di valorizzazione». 
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Il Gazzettino