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TREVISO - È scattata la corsa per portare tutti gli insegnanti in cattedra già da lunedì, 12 settembre, quando oltre 120mila studenti torneranno sui banchi delle scuole trevigiane, tra pubbliche e paritarie. Ma anche stavolta non mancano gli inghippi. Già si sa che da qui a Natale sarà necessario sostituire oltre 460 docenti. Il nodo riguarda i posti accantonati per i vincitori del concorso straordinario che si concluderà a dicembre. In sostanza si partirà con dei supplenti che dovranno progressivamente lasciare la cattedra non appena verrà nominato il prof titolare. Incarichi fino ad avente diritto, si diceva un tempo. Le staffette riguardano materie tutt'altro che secondarie, ammesso che ce ne siano. Verranno cambiati 73 professori di italiano, storia e geografia. E poi 62 tra discipline letterarie, latino e greco. Altri 72 tra matematica, scienze e fisica. Più 28 di lingua e cultura inglese. E così via. Resta da capire se si riuscirà a trovare supplenti disposti a coprire solo qualche settimana.
IL VALZER DEI DOCENTI
Istituti come il Planck di Lancenigo, dove ci sono dieci posti accantonati, non escludono la possibilità di richiamare alcuni ex allievi, studenti universitari, anche se non ancora laureati. «Questa organizzazione ci porterà ad assistere a un nuovo balletto dei professori - allarga le braccia Giuseppe Morgante della Uil Scuola di Treviso - ogni anno si inizia con qualche problema».
IL DILEMMA DELLA DAD
I dubbi però non finiscono qui. Tra i punti interrogativi c'è ancora una volta la Dad, la famigerata didattica a distanza. «Il ministero ha specificato che non è più prevista per gli studenti che dovessero rimanere in isolamento perché positivi al Covid (la quarantena è scesa a 5 giorni, ndr) sottolinea Mario Dalle Carbonare, preside del Da Vinci di Treviso come istituto ora abbiamo previsto di attivarla per quei ragazzi che restano assenti per più di 20 giorni». «Non è più prevista la Dad per il Covid - aggiunge Anna Durigon, preside del Mazzotti e del Palladio - resta solo per malattie gravi e per gli studenti ricoverati in ospedale». Su questo, però, gli istituti vanno in ordine sparso. «Ci aspettiamo un chiarimento sull'utilizzo della Dad per chi viene contagiato dal Covid avverte Emanuela Pol, dirigente del Planck la Faq ministeriale aveva evidenziato che non era più prevista. Stando ad altre indicazioni, però, pare che non sia proprio così». Sul fronte delle mascherine, invece, la linea è comune: non sono più obbligatorie, fermo restando che chi vuole può indossarle. I distanziamenti, poi, non dovranno più essere rispettati in modo ferreo. Ma ogni scuola sta cercando di mantenere spazi larghi soprattutto per le classi più numerose. «Manteniamo il distanziamento nelle aule. L'idea del compagno di banco ormai non ha troppo senso: con i ragazzi oggi si lavora sullo spirito di inclusione e sui rapporti di gruppo. L'idea che mi lego a un compagno è molto ottocentesca specifica Renata Moretti, preside del Besta tanto più che abbiamo banchi monoposto. Per noi non avrebbe neanche senso rimetterli insieme».
Non da ultimo c'è il capitolo delle 207 scuole dell'infanzia paritarie della Marca, frequentate da oltre 13mila bambini. Qui sono diminuiti gli alunni e sono aumentati i costi. Quest'anno 7 paritarie non riapriranno i battenti. E il caro-bollette rischia di far saltare le altre. Le rette potrebbero aumentare di 20 euro al mese.
Il Gazzettino