Scuola, tagliate 32 dirigenze. La Regione tira dritto: è lite

Scuola, tagliate 32 dirigenze. La Regione tira dritto: è lite
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È stata approvata nella notte, dall'assemblea legislativa del Veneto, la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza regionale. Con i voti favorevoli della maggioranza di centrodestra e la netta contrarietà dell'opposizione di centrosinistra, di cui sono stati bocciati quasi tutti gli oltre 400 emendamenti presentati, sono state varate le linee di indirizzo che orienteranno la maratona di bilancio a partire dalla doppia seduta del 12 e 13 dicembre. L'aria che tira attorno a Palazzo Ferro Fini è già di scontro, come si è visto in mattinata nell'acceso dibattito sul dimensionamento della rete scolastica: a fronte dell'annunciato taglio di 32 dirigenze, le minoranze hanno dato voce in aula alle proteste dei territori che vanno dalla Val di Zoldo (accorpata a Longarone) all'Arcella di Padova (per le fusioni tra istituti comprensivi della città), ma l'assessore Elena Donazzan ha tirato dritto: la scadenza della riorganizzazione era stata fissata per oggi e la delibera è stata varata dalla Giunta ancora lunedì.

LA RIDUZIONE
Ha spiegato l'assessore Donazzan (Fratelli d'Italia): «Il dimensionamento per noi è un ordinario atto annuale, tant'è vero che ne avevamo già fatto uno duro e doloroso nel 2010/2011, perché volevamo generare risparmio per poter mantenere i piccoli plessi. Se è tuttora aperta la scuola di Sant'Erasmo, è perché ho sempre puntato i piedi: rinuncio a un preside, ma non a un servizio, soprattutto se a chiederlo è la comunità. Un approccio di autonomia della programmazione che, in vista del 2024/2025, è diventato anche un atto di indirizzo del Governo». La revisione prevista del Piano nazionale di ripresa e resilienza ha stabilito, attraverso un decreto interministeriale dell'Istruzione e dell'Economia, una riduzione delle cosiddette "autonomie", cioè del numero di dirigenti scolastici e direttori dei servizi generali ed amministrativi. In particolare al Veneto sono state riconosciute 560 caselle, a fronte delle attuali 592, con la prospettiva di scendere nelle due successive annualità a 556 e a 550, «tenendo conto anche del severo decremento della popolazione scolastica rilevato dalle proiezioni demografiche per l'immediato futuro», come scriveva lo scorso 3 novembre l'assessore Donazzan ai rappresentanti territoriali. Dopo aver incontrato Upi e Anci il 19 luglio, per chiedere agli enti locali di suggerire le operazioni di accorpamento «ritenute più opportune», la Regione ha ricevuto solo 7 proposte di fusione, per cui ha provveduto «in via sussidiaria» e cioè con un proprio provvedimento.


LA CONTESTAZIONE


Di qui la contestazione delle forze di opposizione, nel merito ma anche nel metodo, lamentando il mancato coinvolgimento delle scuole e dei sindaci. «L'autonomia dove sta?», ha chiesto Vanessa Camani (Partito Democratico), proponendo di seguire tre criteri quali «esigenze dei territori, indicazione degli enti locali e necessità della popolazione scolastica». Ha aggiunto Erika Baldin (Movimento 5 Stelle): «Occorre tutelare le zone più disagiate come quelle di montagna o le aree insulari». Ha protestato Elena Ostanel (Il Veneto che Vogliamo): «Ho chiesto all'assessora Donazzan se sia possibile fare un passo indietro e riaprire un percorso di partecipazione vera sui territori, invece che ubbidire a Meloni. La risposta è stata una chiusura completa». Muro contro muro fino al voto finale sulla Nadefr, per cui Alberto Villanova ha espresso la soddisfazione dell'intergruppo Zaia-Lega: «Sono stati due giorni intensi ma che ci hanno permesso di approvare a tempo di record lo strumento fondamentale della programmazione regionale per il prossimo triennio». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino