Il ministro Bussetti e Zaia: «Storia e cultura veneta ora insegnate nelle scuole»

VENEZIA - Lo studio della storia e cultura veneta entra nelle scuole. «Dal 1000 a.C. ai giorni nostri» garantisce il ministro alla Pubblica istruzione Marco...

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VENEZIA - Lo studio della storia e cultura veneta entra nelle scuole. «Dal 1000 a.C. ai giorni nostri» garantisce il ministro alla Pubblica istruzione Marco Bussetti ieri a Venezia,  oggi nella Scuola Grande di San Rocco, per firmare il protocollo di intesa con il governatore Luca Zaia. Cinque gli insegnanti che verranno formati ad hoc per il nuovo progetto.  «Per me - ha detto Zaia - oggi è una giornata storica ed emozionante. Questa firma si inserisce nel solco del referendum in cui i Veneti si sono espressi per l'autonomia, come vera assunzione di responsabilità, e in un contesto in cui l'identità veneta si sente, ma non come amarcord, visto che sette veneti su dieci parlano e pensano in veneto. È la nostra lingua madre e questo accordo non significa nessun sopruso, ma il consolidamento di una situazione che c'è e che ha trovato fin da subito il ministro disponibile al progetto, che è preludio alla firma sull'autonomia».

 


L'accordo, come ha precisato il ministro, prevede la formazione, dal prossimo anno scolastico, di cinque insegnanti, all'interno del contingente di docenti già presenti, che fungano da ricercatori e formatori per lo sviluppo della conoscenza della storia e della cultura del Veneto, dal 1000 avanti Cristo ai giorni nostri. «Per le giovani generazioni venete - ha rilevato Bussetti - è importante apprendere i significati di questi aspetti che caratterizzano il territorio. Il Veneto è un museo a cielo aperto, da riscoprire con entusiasmo e la direzione è quella di una vera scoperta del territorio d'appartenenza». Gli obiettivi, ha sottolineato, «sono duplici: il riconoscimento dell'identità e la responsabilità e l'impegno collettivo alla conservazione dei beni culturali, come basi per costruire una cittadinanza consapevole. E credo che sia un'esperienza esportabile anche in altre regioni. È tempo di tornare a concepire la scuola come luogo di formazione della persona nella sua interezza. E quello di oggi non è solo un atto formale, ma un'attenzione rispetto al sentimento di amore per il proprio territorio, che il presidente Zaia esprime ottimamente e mi ha fin da subito saputo trasmettere». «La scuola - ha concluso il ministro - ha bisogno di queste identità, con un senso di appartenenza per chi la frequenta che crea comunità. Ritengo che questo sia un modo per fare tutto ciò. Qui non c'entra la competizione, ma la cultura». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino