Scuola, in Veneto un quinto dei tagli nazionali degli insegnanti

Scuola, in Veneto un quinto dei tagli nazionali degli insegnanti
VENEZIA - Dei 5 mila posti tagliati a livello nazionale, quasi un quinto ricade sul Veneto. Dovevano essere 58mila le nuove immissioni in ruolo dei docenti nelle scuole italiane...

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VENEZIA - Dei 5 mila posti tagliati a livello nazionale, quasi un quinto ricade sul Veneto. Dovevano essere 58mila le nuove immissioni in ruolo dei docenti nelle scuole italiane per l'anno scolastico 2019-2020, o per lo meno questo era il contingente che aveva richiesto il Miur. Il ministero dell'Economia e delle Finanze, tramite la Ragioneria generale dello Stato, ha dato invece il via libera all'assunzione di 53.627 docenti, quasi 5mila in meno. Tra le motivazioni, il calo degli studenti che comporta una contrazione degli organici. La riduzione dei posti a tempo indeterminato degli insegnanti si concentra però nelle regioni del Nord e in questa ripartizione il solo Veneto ne perde 800.

 
Questo non significa che gli studenti andranno in classe senza insegnanti, i prof ci saranno solo che invece di essere di ruolo saranno precari, con tutti gli inconvenienti sul fronte della continuità didattica che questo comporta. Prima del taglio imposto dal Mef gli insegnanti che avrebbero dovuto quest'anno avere un nuovo contratto a tempo indeterminato in Veneto erano 6.300, ora sono rimasti 5.500. La scelta è presto spiegata: in Veneto le graduatorie per le immissioni in ruolo per molte classi di concorso sono esaurite, in altre regioni invece ci sono ancora candidati disponibili. 
«Si è fatta la scelta di concentrare i tagli al Nord e per quanto ci riguarda in Veneto, in accordo a livello nazionale anche con i sindacati, perché in questo modo non si va a ledere il diritto di chi deve entrare in ruolo, considerato che nel nostro territorio ci sono graduatorie esaurite - spiega Augusta Celada, direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale del Veneto - una decisione quindi che non va ad incidere sui posti di lavoro, ma che avrà invece ricadute sulla stabilità e sulla continuità didattica, perché gli 800 posti verranno occupati da insegnanti con contratti a termine». Già lo scorso anno il Veneto aveva restituito quasi duemila cattedre, molte delle quali di sostegno, perché mancavano i docenti con i requisiti per ottenere un contratto a tempo indeterminato. Ma quello del taglio delle immissioni in ruolo non è l'unico primato veneto.
I PRIMATIIl territorio regionale, preceduto dalla sola Lombardia, è anche quello con il maggior numero di scuole senza presidi. La conferma è arrivata in questi giorni con la pubblicazione delle sedi disponibili per i vincitori del concorso per dirigenti scolastici concluso lo scorso luglio. Le sedi disponibili in Veneto sono 264, a cui si sommano una trentina di istituti sottodimensionati che rimarranno, come prevede la normativa, con presidi in reggenza. Solo la Lombardia con 460 sedi libere, supera il Veneto. Ma ci sono anche regioni, come ad esempio la Campania, che non hanno nemmeno un posto disponibile per i nuovi dirigenti. Le sedi libere sono pubblicate sul sito dell'Ufficio scolastico regionale del Veneto e i vincitori di concorso hanno tempo fino a domani per esprimere preferenze sulla regione di destinazione. Chi ha ottenuto il punteggio più alto ha la precedenza sugli altri. «Dobbiamo attendere le scelte dei vincitori di concorso - prosegue Celada - considerato che noi mettiamo a disposizioni molte sedi, potrebbero esserci presidi che giungono da fuori regione. Sono comunque valutazioni che faranno i singoli e solo quando avranno espresso le loro preferenze riusciremo ad avere un quadro più preciso».

Raffaella Ianuale
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Il Gazzettino