Caos scuola, il Patriarca ai parroci: «Mettiamo a disposizione gli spazi della Chiesa»

Francesco Moraglia
Mettere gli spazi ecclesiali a disposizione di attività formative ed educative. È l'appello che il patriarca Francesco Moraglia lancia ai suoi sacerdoti e alle...

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Mettere gli spazi ecclesiali a disposizione di attività formative ed educative. È l'appello che il patriarca Francesco Moraglia lancia ai suoi sacerdoti e alle comunità parrocchiali, in vista della ripresa della scuola il 14 settembre. Lo fa attraverso la lettera pastorale che ha voluto inviare alla diocesi al termine dell'estate. «Un tempo non facile che porterà con sé problematiche già vissute e l'accentuarsi di sofferenze legate alla crisi socioeconomica. La convivenza con Covid-19, purtroppo, è destinata a protrarsi nel tempo» esordisce Moraglia che, citando papa Francesco, mette in chiaro che la fede è vita, non lezione a distanza, vita che s'irradia da cuore a cuore con la testimonianza personale. «Le eccezioni, quindi, devono rimanere tali». Ed è da qui che il patriarca arriva a chiedere che la Chiesa veneziana, intesa come l'insieme dei preti e dei fedeli, faccia la sua parte per aiutare la ripartenza della scuola chiamate ad adottare le misure per garantire il distanziamento degli alunni. «Se le nostre collaborazioni parrocchiali, istituti religiosi, associazioni avessero spazi idonei non usati, sarebbe opportuno renderli fruibili per consentire lo svolgimento di attività didattiche e formative che altrimenti non potrebbero essere garantite», scrive Moraglia, per il quale la ripresa della scuola «è un importante banco di prova per l'intero Paese. Fallire in tale ambito sarebbe un segnale negativo per tutti perché la scuola riguarda i giovani, il nostro futuro e, quindi, tutti noi».

DIDATTICA A DISTANZA
Fondamentale, per il patriarca, è fare in modo che le lezioni al computer restino un'extrema ratio: «Quanti ragazzi e ragazze, per difficoltà economiche, situazioni abitative e familiari complesse (luoghi angusti, fratelli numerosi, congiunto disabile ecc.), hanno faticato o non sono riusciti, nei mesi scorsi, a partecipare con profitto alla didattica a distanza. In molte famiglie mancano spazi adeguati e dotazioni tecnologiche», afferma. Il patriarca si preoccupa per i giovani e sottolinea che «il diritto all'educazione e alla formazione sono da considerarsi prioritari. Interventi a pioggia, con risorse comunque limitate, non dicono ancora una strategia. È logico, quindi, domandarsi quali investimenti sarebbero opportuni per progettare il futuro delle nuove generazioni, le più esposte e penalizzate dinanzi alle conseguenze di un prolungato periodo di crisi economica». Alla politica, in questo senso, chiede di «essere meno litigiosa e più coesa» e di operare una sintesi capace di progettualità, mirando non al facile consenso ma a interventi strategici, in grado di pensare il futuro oltre l'orizzonte dell'oggi. Non possiamo consegnare ai nostri giovani un Paese gravato da un ingente debito pubblico, da disoccupazione e senza una visione e un sogno». Il supporto alle scuole in termini di spazi è uno dei due gesti che Moraglia domanda in vista «della imminente ripresa autunnale, che si delinea molto faticosa, sia per la comunità civile, sia per quella ecclesiale».
IL SERVIZIO DI CARITA'

L'altro, pensando all'aumento della povertà a causa della pandemia, è un servizio di carità: «Adottiamo in modo simbolico, ma realissimo, una persona che per le sue condizioni sociali risulta invisibile. Le modalità, ovviamente, saranno differenti secondo le disponibilità: si potrà, quindi, inserire nella propria spesa settimanale uno o due generi di conforto da destinare a chi da solo non ce la fa, auspica il patriarca che chiude la sua lettera con un venezianissimo avanti e remiamo tutti insieme!, facendo riferimento all'importante anniversario che attende la città: «In questo contesto di ripartenza sociale ed economica, Venezia si appresta a ricordare il suo 1600esimo anno di vita; sia questa l'occasione per progettare il suo futuro di città unica che sorge dall'acqua e, insieme, di città universale che appartiene al mondo intero».
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Il Gazzettino