Mettere gli spazi ecclesiali a disposizione di attività formative ed educative. È l'appello che il patriarca Francesco Moraglia lancia ai suoi sacerdoti e alle...
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DIDATTICA A DISTANZA
Fondamentale, per il patriarca, è fare in modo che le lezioni al computer restino un'extrema ratio: «Quanti ragazzi e ragazze, per difficoltà economiche, situazioni abitative e familiari complesse (luoghi angusti, fratelli numerosi, congiunto disabile ecc.), hanno faticato o non sono riusciti, nei mesi scorsi, a partecipare con profitto alla didattica a distanza. In molte famiglie mancano spazi adeguati e dotazioni tecnologiche», afferma. Il patriarca si preoccupa per i giovani e sottolinea che «il diritto all'educazione e alla formazione sono da considerarsi prioritari. Interventi a pioggia, con risorse comunque limitate, non dicono ancora una strategia. È logico, quindi, domandarsi quali investimenti sarebbero opportuni per progettare il futuro delle nuove generazioni, le più esposte e penalizzate dinanzi alle conseguenze di un prolungato periodo di crisi economica». Alla politica, in questo senso, chiede di «essere meno litigiosa e più coesa» e di operare una sintesi capace di progettualità, mirando non al facile consenso ma a interventi strategici, in grado di pensare il futuro oltre l'orizzonte dell'oggi. Non possiamo consegnare ai nostri giovani un Paese gravato da un ingente debito pubblico, da disoccupazione e senza una visione e un sogno». Il supporto alle scuole in termini di spazi è uno dei due gesti che Moraglia domanda in vista «della imminente ripresa autunnale, che si delinea molto faticosa, sia per la comunità civile, sia per quella ecclesiale».
IL SERVIZIO DI CARITA'
L'altro, pensando all'aumento della povertà a causa della pandemia, è un servizio di carità: «Adottiamo in modo simbolico, ma realissimo, una persona che per le sue condizioni sociali risulta invisibile. Le modalità, ovviamente, saranno differenti secondo le disponibilità: si potrà, quindi, inserire nella propria spesa settimanale uno o due generi di conforto da destinare a chi da solo non ce la fa, auspica il patriarca che chiude la sua lettera con un venezianissimo avanti e remiamo tutti insieme!, facendo riferimento all'importante anniversario che attende la città: «In questo contesto di ripartenza sociale ed economica, Venezia si appresta a ricordare il suo 1600esimo anno di vita; sia questa l'occasione per progettare il suo futuro di città unica che sorge dall'acqua e, insieme, di città universale che appartiene al mondo intero».
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Il Gazzettino