Niente canottiere o infradito a scuola: le regole al "Sardagna" per l'estate

L'istituto Sardagna impone un dress code agli studenti : niente shorts o canottiere a scuola
CASTELLO DI GODEGO (Treviso) - Se gli alunni non indossano vestiti decorosi, la scuola glieli farà cambiare. L’istituto salesiano “Sardagna” è...

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CASTELLO DI GODEGO (Treviso) - Se gli alunni non indossano vestiti decorosi, la scuola glieli farà cambiare. L’istituto salesiano “Sardagna” è inflessibile: niente pantaloncini corti, canotte, top, minigonne o infradito. Vietate anche le scritte stampigliate che siano in contrasto con il progetto educativo della scuola. Con la primavera scatta il cambio di guardaroba ma anche il dress code scolastico. L’abbigliamento ritenuto consono nei mesi più caldi è da anni terreno di scontro tra scuole e alunni. Al "Sardagna" il preside Antonio Farma ha giocato d’anticipo, diramando una circolare proprio allo scoccare della bella stagione.

LE REGOLE

Il regolamento, firmato venerdì, entrerà in vigore da domani ed è rivolto ai genitori degli oltre 400 alunni delle elementari e delle medie. È una lista dettagliata, in cui non ci si limita a rinnovare l’appello a un abbigliamento decoroso ma viene fatto un elenco dei capi di vestiario ammessi e di quelli banditi, specificando in qualche caso persino i materiali e le scritte. «Cari genitori, con l’avvio della bella stagione vi invitiamo a rispettare le seguenti indicazioni per l’abbigliamento scolastico degli alunni in questi ultimi mesi di scuola - si legge nella circolare -. L’alunno deve venire a scuola vestito in modo decoroso nel rispetto dell’ambiente scolastico che sta frequentando e nella condivisione del progetto educativo dell’Istituto». Da qui la lista degli abiti vietati: canotte, top e magliette scollate, mentre sono ammesse le t-shirt girocollo e a mezza manica. No a pantaloni corti di raso o simili: gli studenti potranno indossare invece pantaloni lunghi o al ginocchio. Sì alle gonne purché arrivino al ginocchio. Le scarpe dovranno essere rigorosamente chiuse: bocciate ciabatte, zoccoli e infradito. I paletti non delimitano soltanto le porzioni di corpo che è opportuno coprire, in nome del decoro e del rispetto del luogo frequentato, ma anche il contenuto di qualsiasi cosa sia stampigliata sui capi di abbigliamento: «Disegni, immagini e scritte devono essere rispettosi del progetto educativo della Scuola e della dignità delle persone» precisa il dirigente scolastico, aggiungendo che «il personale direttivo si riserva la possibilità di chiamare a casa per far cambiare l’abbigliamento di coloro che non sono vestiti decorosamente». Un regolamento rigoroso, la cui rigidità è legata anche all’orientamento religioso dell’istituto e al fatto che gli alunni frequentano regolarmente anche la chiesa in orario scolastico.

LE POLEMICHE

Eppure qualcuno all’interno dell’istituto legge la circolare come l’espressione di una rigidità generalizzata, che negli ultimi tempi ha creato malumori. Già sul finire dell’anno scorso erano emersi motivi di tensione sia interni al corpo docente sia tra la direzione e una parte degli insegnanti per alcune divergenze di approccio. «Spero che eventuali tensioni si appianino: l’istituto è una realtà importante nel nostro territorio - afferma il sindaco Diego Parisotto -. Quanto al regolamento, penso che la rigidità sia dovuta al tipo di offerta educativa e di formazione religiosa data dal Sardagna. Fermo restando che è opportuno indossare sempre un abbigliamento rispettoso delle istituzioni, dei luoghi e delle attività che in essi si svolgono, a partire dalla scuola». A maggio dell’anno scorso il dress code aveva scatenato una bufera, complici anche le giornate torride che avevano attanagliato la provincia già a inizio giugno. Il liceo classico “Canova” di Treviso aveva dichiarato guerra agli shorts, i pantaloncini cortissimi tanto in voga tra le teenager. Anche l’istituto comprensivo di Resana, di cui fanno parte scuole elementari e medie, si era dimostrato perentorio bocciando qualsiasi tipo di pantaloncini corti. Al punto che sui social qualche genitore infuriato era salito sulle barricate. A dar fastidio, in particolare, era stato il divieto di indossare i pantaloncini corti senza distinzione tra shorts gli “inguinali” e quelli tradizionali al ginocchio. 

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Il Gazzettino