Alla scuola superiore Mattiussi vige la regola del "Chi rompe e sporca, aggiusta e pulisce"

L'iniziativa è inserita nel regolamento d'istituto. Danni e sporcizia? Rimediano gli studenti nei loro pomeriggi

Alla scuola superiore Mattiussi vige la regola del "Chi rompe e sporca, aggiusta e pulisce"
PORDENONE - Lasci la classe in disordine? Sporchi gli ambienti che usano tutti, sia gli studenti che gli insegnanti? Rompi qualche oggetto di proprietà dell’istituto...

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PORDENONE - Lasci la classe in disordine? Sporchi gli ambienti che usano tutti, sia gli studenti che gli insegnanti? Rompi qualche oggetto di proprietà dell’istituto e quest’ultimo si può aggiustare? Allora ti fermi oltre il normale orario del mattino per pulire, rimettere a posto, nel caso per aggiustare. Così impari la più classica delle lezioni, quella che non possono insegnarti i docenti in cattedra. È il “metodo” inserito nero su bianco nel regolamento della scuola superiore “Mattiussi” di Pordenone. E l’iniziativa è un successo, dal momento che quest’anno sono stati già due i casi in cui il comma è stato concretamente applicato, con le famiglie che hanno dato il loro assenso. 


LA NORMA
Per trovare la regola educativa del Mattiussi, bisogna scorrere le disposizioni generali del regolamento d’istituto fino ad arrivare all’articolo sette. «Nel caso di danneggiamenti alle suppellettili scolastiche - si legge - di deterioramento di arredi, apparecchi, attrezzature sportive e smarrimento o deterioramento di attrezzature di laboratorio o materiale bibliografico, gli studenti responsabili, qualora identificati, saranno tenuti a risarcire a titolo di addebiti le rotture, i danni, gli sprechi e gli ammanchi di materiale». Poi il passaggio chiave: «Nel caso in cui il danno agli ambienti sia risarcibile con attività di pulizia e riordino da parte degli allievi, questi svolgeranno tali attività in orario pomeridiano coordinati dal personale ausiliario». Ovviamente i ragazzi chiamati a riparare il danno provocato durante l’orario di lezione non sono soli. Ad affiancarli e a coordinarli sono i membri del personale scolastico. Ma il messaggio è chiaro: chi rompe paga. E soprattutto, se si può e ovviamente nel perimetro della legalità, è giusto che siano i responsabili ad impegnarsi in prima persona. Magari sacrificando una porzione di pomeriggio libero. 


IL SENSO
A spiegare la ratio della misura è la preside del Mattiussi, Alessandra Rosset. «Non abbiamo inventato granché - premette preferendo mantenere un profilo basso - ma devo dire che quando è capitato di dover applicare la normativa, le famiglie sono state più che contente di poter trasmettere il messaggio ai loro figli. In questo modo - prosegue la dirigente scolastica dell’istituto pordenonese - anche i ragazzi prendono coscienza. Capiscono cosa vuol dire mettersi al lavoro per riparare a un danno provocato. Addirittura uno studente una volta si è offerto lui stesso. “Voglio pulire io”, ci ha detto. In generale nel solo anno scolastico in corso - ha proseguito ancora la dirigente - è capitato già tre volte di applicare questa norma». Banchi rotti, aule sporche e così via. 


«È invece sempre più difficile - e qui si passa invece a quello che non va, secondo la lettura della preside del Mattiussi di Pordenone - applicare le sanzioni che sono previste nel mondo scolastico». Quindi le sospensioni. «Spesso le famiglie contestano i provvedimenti della scuola. È capitato che una sanzione prevedesse un’attività extra-scolastica in una casa di riposo. Ma la famiglia in questione ha sostenuto che avrebbe speso per il trasporto. E la sanzione è stata tolta». Ecco, questo è un messaggio di segno opposto.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino