Rovigo. Bocciature e abbandono della scuola: il Polesine è la maglia nera del Veneto

Negli istituti professionali la quota di abbandono della scuola è ancora più alta di quella media già elevata in provincia
ROVIGO - Il Polesine perde terreno anche fra i banchi. Nel “Rapporto sulla dispersione scolastica e sugli esiti degli scrutini finali” relativo allo scorso anno...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

ROVIGO - Il Polesine perde terreno anche fra i banchi. Nel “Rapporto sulla dispersione scolastica e sugli esiti degli scrutini finali” relativo allo scorso anno scolastico, appena pubblicato dall’Ufficio scolastico del Veneto, emerge come a fronte del calo da 1,56% a 1,42% della quota di studenti che abbandonano gli studi, in provincia il dato è in controtendenza e cresce rispetto all’anno scolastico precedente, passando dal 2,65% al 2,84%. Guardando alle diverse scuole, la quota di studenti polesani che hanno abbandonato gli studi è 1,38% nei licei, 1,64 negli istituti tecnici e 8,12% negli istituti professionali. In calo, invece, rispetto all’anno prima, gli studenti non ammessi agli scrutini per non aver frequentato almeno i tre quarti delle ore di lezione complessive, anticamera dell’abbandono scolastico, da 2,27% a 1,86%. Si tratta, comunque, della percentuale più alta dopo quella di Venezia e nettamente superiore alla media regionale, pari a 1,55%.


Numeri non incoraggianti per il Polesine anche perché, secondo gli ultimi dati Istat disponibili, relativi al 2020, in provincia la quota di Neet, acronimo di “Not in education, employment or training”, ovvero i giovani che non studiano, non lavorano e non stanno seguendo corsi formativi, è la più alta fra tutte le province del Nord: ben il 21,90% di ragazze e ragazze tra i 15 e i 29 anni, pur leggermente inferiore all’altissima media nazionale, il 22,47%. Questo significa che molti di quanti abbandonano la scuola non vanno a lavorare, ma restano in un limbo con effetti socialmente rilevanti e pesanti ripercussioni future.

NUMERI NEGATIVI
Dalla ricognizione regionale sui 201.917 studenti delle superiori statali e paritarie del Veneto, emerge anche che Rovigo è la provincia con il più alto tasso di bocciature a livello regionale, il 6,43% rispetto alla media veneta del 6,09%. Una quota in crescita anche rispetto al 6,32% dell’anno scolastico 2021-22, più vicino al valore medio regionale che era risultato più alto, il 6,28%. Scomponendo il dato, emerge come a tirare verso il basso la media polesana siano soprattutto le bocciature nei licei, il 4,41%, che pur inferiore al 5,11% di Belluno, è sopra alla media regionale di 3,96%. Per quanto riguarda gli istituti tecnici, invece, la percentuale è più bassa della media regionale, 8,05% rispetto a 8,15%, e così anche negli istituti professionali, il 7,22% rispetto al 7,31%. Come curiosità di genere, a livello regionale il 64,17% dei bocciati sono maschi. Mentre fra le materie più ostiche, numeri inarrivabili per la matematica, con il 30,61% degli studenti che ha ricevuto la “sospensione del giudizio a giugno”, seguita da inglese con 11,12% e fisica con 8,82%. Nei licei c’è anche il problema latino, con 8,19%. A proposito di licei, dopo Vicenza, Rovigo è la provincia con la quota minore di liceali, il 39,74% rispetto alla media regionale del 45,54%, già parecchio inferiore al 51,10% nazionale, mentre sono ovviamente al di sopra della media veneta gli studenti dei tecnici, il 40,24% rispetto al 37,84%, e quelli dei professionali, il 20,01% rispetto al 16,63%.

IL COMMENTO


 «Partendo da tale specificità - spiega l’Ufficio scolastico regionale - è possibile leggere gli indicatori relativi alla dispersione che presentano percentuali superiori alla media veneta sia nelle interruzioni di frequenza (più 1,42%) che nei “non scrutinati” e negli esiti negativi: sui dati pesa la distribuzione degli studenti per percorso con una percentuale bassa, rispetto alle altre province, di frequentanti i licei e con interruzioni di frequenza elevate nei percorsi professionali (8,12% rispetto alla media regionale del 2,74%). Come per l’anno scolastico 2021-22, gli indicatori evidenziano la necessità di monitorare il rischio dispersione soprattutto nei percorsi professionali e di monitorare la regolarità della frequenza in tutti e tre i percorsi, mentre si evidenzia la necessità di supportare gli studenti nel migliorare gli esiti scolastici in particolare nei percorsi liceali e professionali». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino