Scuola di Titù: «Noi non vacciniamo per il Miur noi non esistiamo»

Scuola di Titù: «Noi non vacciniamo per il Miur noi non esistiamo»
TREVISO - Nel ginepraio che accompagna l'iter legato all'applicazione della legge 119 sui vaccini, un punto è sicuro: l'homeschooling non rientra nella...

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TREVISO - Nel ginepraio che accompagna l'iter legato all'applicazione della legge 119 sui vaccini, un punto è sicuro: l'homeschooling non rientra nella direttiva ministeriale. Per questo la Scuola di Titù di Treviso rappresenta una delle pochissime, se non l'unica, eccezione in Italia. Qui non solo la legge sull'obbligo vaccinale non vale. Ma non si potrebbe neppure applicare. Perché i referenti non hanno titolo giuridico per richiedere la documentazione.


«Per il Miur noi non esistiamo. I nostri figli sostengono gli esami a fine anno come privatisti». Quella che pare un'apparente contraddizione è in realtà spiegata dallo statuto particolare della scuola che, pur avendo sede in un istituto comunale, appartiene al segmento dell'homeschooling. Semplificando, una cooperativa Onlus di genitori gestisce l'edificio in regime di istruzione parentale. In Italia esistono altre strutture di questo tipo. La scuola trevigiana è però la più grande d'Italia: accoglie circa un centinaio di bambini e si struttura con cicli didattici dalla scuola d'infanzia alla scuola media. Per questo da maggio è stata bersagliata di richieste di iscrizione. Ma i referenti chiariscono come Titù non ambisca a diventare una roccaforte per i free-vax.

«Sul tema vaccini non ci si era ancora confrontati, anche perché la scuola proprio in questi giorni sta prendendo contatti anche con altre realtà simili - spiega Silvia Locatelli, responsabile della comunicazione - Ad oggi la Scuola di Titù è in regime di istruzione parentale, per cui da noi l'obbligo vaccinale non vale». In programma nei prossimi giorni però c'è una riunione con tutti i genitori per affrontare il tema vaccini con trasparenza e dare informazioni chiare. «Sappiamo che ci sono pensieri diversi tra le nostre famiglie come è normale che sia, quello che ci unisce è una pedagogia a misura di bambino». Nessuna preclusione dunque. 


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Il Gazzettino