Scuola. Made in Italy, solo tre licei veneti e l'assessore Donazzan accusa la Cgil

Flop anche per la sperimentazione “4+2 anni” degli istituti tecnici: appena 6 nella regione e 3 in Friuli

Elena Donazzan
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VENEZIA -  Un gigantesco flop. In tutto il Veneto soltanto tre licei (gli statali Carlo Montanari di Verona e Giovanni Cotta di Legnaro e il paritario Brandolini Rota di Oderzo - che però ancora aspetta la comunicazione ufficiale) attiveranno il nuovo indirizzo Made in Italy. E appena sei istituti tecnici o professionali (Della Lucia di Feltre, Girardi di Cittadella, Vendramin Corner di Venezia, Carlo Anti di Villafranca, Masotto di Noventa Vicentina, Einaudi di Bassano) parteciperanno alla sperimentazione dei quattro anni di insegnamento, anziché i tradizionali cinque, con la possibilità poi di accedere a un biennio di alta specializzazione. Non che il vicino Friuli Venezia Giulia abbia fatto meglio: appena tre istituti tecnici (Solari, Mattei Latisana e Deganutti di Udine). I motivi di questa bassa adesione? Sicuramente i tempi stretti, con comunicazioni giunte alle scuole a ridosso delle festività natalizie. Ma non solo. L’assessore all’Istruzione della Regione del Veneto, Elena Donazzan, parla apertamente di «ostilità» soprattutto da parte del sindacato.


LA DENUNCIA
A margine della firma di un protocollo con l’Ufficio scolastico regionale e la Fondazione M9 di Mestre per favorire lo studio e l’interpretazione delle dinamiche della geopolitica, l’assessore Donazzan ha ammesso che non erano questi i numeri - 3 licei e 6 istituti - che si aspettava. E adesso che il termine per presentare le domande è scaduto e dal ministero sono arrivati gli elenchi degli istituti che hanno fatto domanda per aderire alla sperimentazione, l’assessore non si esime: «Sì, mi aspettavo di più e andrò a capire le ragioni perché, informalmente, ho saputo di una certa ostilità, direi a tratti un po’ preconcetta e forse un tantino politicizzata». E cioè? «Ho visto subito come si è posta la Cgil. Ho aspettato prima di parlare che l’iter fosse compiuto, ma adesso cercherò di capire».


LE REAZIONI
In tutta Italia sono 120 le scuole che dal prossimo anno scolastico attiveranno il Liceo del Made in Italy. Gli studenti potranno iscriversi dal prossimo 23 gennaio. Il sottosegretario all’Istruzione Paola Frassinetti si è detto soddisfatto: «Ritengo che aver raggiunto il risultato dell’attivazione di 120 indirizzi di Liceo del Made in Italy sia più che soddisfacente, questo in considerazione anche del poco tempo a disposizione. Un risultato che è frutto del grande lavoro del ministero dell’Istruzione e del Merito che, in raccordo con il ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha effettuato un importante lavoro istruttorio inviando tempestivamente le circolari alle scuole ed effettuando inoltre un’azione di monitoraggio e confronto continuo con i territori».
Quanto alla sperimentazione dei 4 anni più 2, in tutta Italia hanno aderito 193 istituti tecnici o professionali (compreso il Don Bosco a Il Cairo, in Egitto), di cui appunto solo 6 in Veneto e 3 in Friuli. Queste scuole, a partire dall’anno scolastico 2024/2025, sono dunque autorizzate ad attivare “classi prime relative ai progetti di sperimentazione di percorsi quadriennali connessi all’istituzione della filiera tecnologico-professionale”. Solo che anche per la formula del 4+2, così come per i licei del Made in Italy, ci si aspettava numeri diversi. «Un flop, come volevasi dimostrare», ha commentato infatti il sindacato Flc Cgil -. Tutto l’impianto della filiera tecnologico-professionale si basa sul concetto di meno scuola, più avviamento al lavoro e più dipendenza dalle imprese locali. Per questo la maggior parte dei collegi docenti hanno giustamente detto di no».


Molto è dipeso anche dalla tempistica, ha sottolineato l’assessore regionale del Veneto Donazzan: «Le due leggi di riforma sono state approvate tra novembre e dicembre, la comunicazione alle scuole è arrivata a ridosso delle vacanze di Natale. Inoltre l’orientamento si fa a novembre per poi perfezionare le iscrizioni tra gennaio e febbraio». Ma non solo: «C’è stata anche una certa ostilità, ora voglio capire».
 

 

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Il Gazzettino