TREVISO Un biglietto chiamato “desiderio”, di scuola. E delle giornate che prima dell’arrivo del coronavirus cominciavano con il suono della campanella, i...
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LE REAZIONI
Il messaggio lasciato in bella vista all’ingresso della primaria in città ha fatto capolino da sabato mattina. E con tutta la genuinità che solo le parole dei bambini sanno generare, non è rimasto affatto inascoltato: «Per i più piccoli delle prime classi il fatto di non poter andare a scuola, e di non stare con i propri compagni e con le maestre, è una mancanza da loro percepita come grave – spiega Luisa Mattana, preside dell’istituto comprensivo Serena, di cui la primaria De Amicis fa parte - Il non poter andare a scuola è difficile da comprendere per un bambino, e ancor di più da rielaborare».
IL RIMEDIO
Ecco allora che per provare a compiere almeno il miracolo di accorciare le distanze, portando la scuola a casa, le insegnanti della prima B della De Amicis fin dall’inizio del lockdown si sono prodigate attivando videolezioni e videochiamate di classe per continuare mantenere sempre vivo il contatto con i loro alunni: «La didattica a distanza è molto difficile per gli alunni più piccoli – spiega la preside – Perché i bambini hanno bisogno del costante supporto e della mediazione dei genitori, che a loro volta sono impegnati con il lavoro. Le insegnanti dunque hanno puntato sulle attività di partecipazione a distanza, sulla possibilità di stare insieme attraverso lo strumento delle videochiamate. Unica finestra di socialità rimasta con la scuola. Ma i bambini fanno fatica a vivere la loro autenticità davanti a un computer. Manca loro tantissimo la presenza della maestra e dei compagni».
LA RIPRESA
E mentre il ministro dell’istruzione ha messo in moto, con l’ultima ordinanza di sabato scorso, l’organizzazione della macchina degli esami di Stato, nel primo ciclo di istruzione (scuola media) la data di inizio dell’anno scolastico resta ancora da decidere. E anche ai piccoli alunni della prima B della De Amicis non resta che aspettare. Intanto, per provare ad accorciare le distanze degli studenti dagli istituti della città, il Progetto Giovani Treviso continua a operare in sinergia con le istituzioni per la promozione della coesione sociale. In mancanza di apertura al pubblico, le attività non vengono svolte in presenza ma attraverso rimodulazioni e implementazioni digitali. Per essere socialmente vicini e uniti, ma fisicamente distanti e promotori di comportamenti responsabili e in linea con le indicazioni, continuano le attività già programmate con le scuole superiori e prosegue il lavoro con la Consulta provinciale studenti. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino