Scuola nel caos, il Comune dice no agli alunni nei container

I container di fronte a una scuola del Pordenonese
PORDENONE - Per l’anno scolastico che sta per chiudersi restano aperti solo alcuni dubbi legati all’esame di maturità. Per il resto va in archivio...

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PORDENONE - Per l’anno scolastico che sta per chiudersi restano aperti solo alcuni dubbi legati all’esame di maturità. Per il resto va in archivio l’annata dell’emergenza che ha visto una sperimentazione - più o meno riuscita - della didattica a distanza. I veri dubbi e i veri interrogativi sono tutti spostati sull’avvio del prossimo anno scolastico. E siccome l’estate passa in fretta è ora - soprattutto per le istituzioni e i Comuni che devono occuparsi degli edifici scolastici - il tempo delle decisioni. Ma a prevalere sono ancora le incertezze e i punti di domanda. Una sola cosa pare - almeno al momento - certa: l’uscita di scena dell’ipotesi della turnazione in presenza delle classi negli edifici scolastici. Ma se - resta da capire che cosa le direttive nazionali prevederanno in termini di continuità, anche parziale, dell’insegnamento online - non ci sarà turnazione e dovranno essere rispettate le norme sul distanziamento sociale è chiaro che le classi attuali non saranno sufficienti.

NO NUOVI EDIFICI
E se in un primo tempo si era pensato a strutture alternative da affiancare agli edifici scolastici esistenti ora sembra che anche quella strada difficilmente sarà percorsa. Nessun trasloco in capannoni. E nemmeno utilizzo di palestre o teatri pubblici. Ai dirigenti scolastici - ma anche al Comune di Pordenone che sta ragionando su più scenari aperti in attesa delle direttive ministeriali - non piace neanche l’ipotesi di tensostrutture esterne. «Hanno costi elevati e poi servirebbe il personale docente e tecnico-amministrativo anche per quelle strutture. Personale che non c’è», sostengono i dirigenti scolastici. E anche il Comune di Pordenone sta valutando più ipotesi, ma tende a escludere l’utilizzo di locali esterni in “aggiunta” agli edifici scolastici. «L’ipotesi di utilizzare scuole dismesse è molto difficile da praticare. Se una scuola è dismessa - sostiene Alessandro Basso, consigliere comunale e regionale che affianca il sindaco Alessandro Ciriani in tema di scuola - significa che non ha i requisiti di sicurezza previsti dalle norme. E quindi, avviandoci ormai verso la metà di giugno, è un’opzione impraticabile poiché non ci sarebbero i tempi tecnici per gli eventuali lavori di intervento e manutenzione per la messa a norma». Che fare allora nel caso in cui le direttive ministeriali prevedano il ritorno in aula di tutti gli alunni e degli studenti? «Stiamo ragionando - aggiunge Basso - su più scenari possibili. Ma nell’auspicio e nella speranza di poter escludere la ricerca di nuovi spazi fisici da adattare ad aule. L’auspicio è quello di tornare a scuola nel rispetto della sicurezza di tutti. E per questo che abbiamo già aperto tavoli di confronto con i dirigenti dei quattro istituti comprensivi di Pordenone e con i rispettivi responsabili della sicurezza dei locali. Vanno trovate tutte le soluzioni possibili che consentano di rientrare nel rispetto delle norme. Dipenderà però - e qui il tono del consigliere si fa polemico - da quello che sarà deciso a livello centrale e verrà comunicato agli enti territoriali. Finora c’è stata solo confusione. Un accavallarsi di ipotesi e comunicati, subito dopo smentiti o ritirati. Si veda la vicenda delle cabine in plaxiglass. Mentre gli enti territoriali hanno bisogno di sapere già ora cosa fare. Siamo già oltre tempo massimo».
FUORI TEMPO

E che il tempo - se si considera pure che c’è di mezzo agosto - non sia molto per organizzare il rientro di settembre è chiaro anche da un altro esempio che il consigliere Basso (è dirigente scolastico in aspettativa e quindi profondo conoscitore del mondo della scuola) fa su eventuali strutture alternative. «Già solo organizzare un container esterno a un istituto non sarebbe una cosa semplice e risolvibile in breve tempo visti i tempi anche burocratici. Meglio, dunque, pesare a soluzioni possibili e sicure dentro le scuole esistenti». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino