PORDENONE - Da quando gli alpini non ce la fanno più, e non riescono a garantire la sicurezza dei medici di base che prestano servizio sul territorio, le condizioni...
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LA DECISIONEÈ tutto contenuto in una determinazione dell'Azienda sanitaria, che spinta dalle richieste sempre più pressanti dell'ordine dei medici provinciale, si è decisa a intervenire. Spesso, infatti, il ruolo della guardia medica comprende lo svolgimento di un turno di notte, e altrettanto spesso il ruolo è coperto da donne giovani, appena laureate e alla ricerca di un primo impiego nel settore. I casi di violenze, intimidazioni (verbali o fisiche) ed episodi sopra le righe non si contano nemmeno più. In poche parole, fare la guardia medica è diventato un rischio per la propria incolumità. Per questo, a partire da San Vito, si era deciso di schierare gli alpini a difesa del personale medico, soprattutto durante i turni di notte. Ma ora l'Ana non ce la fa più a garantire la sorveglianza, che aveva più che altro una funzione di deterrenza. E allora a scendere in campo ci ha pensato direttamente l'Azienda sanitaria, stanziando 7.200 euro a favore della ditta Televita Spa.
LA SOLUZIONEI medici che operano in regime di guardia, che quindi prestano servizio di continuità assistenziale, avranno un dispositivo tecnologico in grado di connetterli direttamente con le forze dell'ordine. Si tratterà di un oggetto in tutto e per tutto simile a quello che serve agli anziani per allertare i parenti o il 118 in caso di malore. I medici non dovranno fare altro che premerlo per richiedere formalmente i soccorsi, e le forze dell'ordine, tramite un sistema di geolocalizzazione, sapranno l'esatta provenienza della richiesta, e la posizione del richiedente. L'intervento sarà garantito quindi in pochi minuti.
L'Azienda sanitaria ha spiegato così le ragioni alla base dell'intervento urgente: «C'è la necessità - si legge nella determinazione ufficiale - di assicurare la sicurezza dei medici di continuità assistenziale nelle sedi e al domicilio dei richiedenti». Si tratta di un passaggio fondamentale, perché grazie al dispositivo mobile che sarà dato in dotazione a tutte le guardie mediche, la sicurezza sarà garantita non solo in ambulatorio, ma anche quando i professionisti in camice bianco saranno costretti a spostarsi per effettuare delle visite a domicilio. È un ulteriore salto di qualità garantito dall'Azienda sanitaria. «Per questo - concludono i responsabili dell'Aas.5 - intendiamo fornire al personale incaricato dei dispositivi di allarme a distanza in grado di segnalare eventuali situazioni di pericolo o emergenza».
LE RICHIESTEL'ordine dei medici di Pordenone si è fatto portavoce di diverse istanze a favore sia delle guardie mediche che del personale operante all'interno dei reparti di pronto soccorso, cioè delle categorie più esposte a possibili episodi di violenza da parte dei pazienti o dei familiari degli stessi. Sempre l'ordine, poi, sta pensando di coinvolgere altre associazioni d'arma, come ad esempio l'Associazione nazionale carabinieri, per aumentare ancora la sicurezza delle guardie mediche.
Marco Agrusti Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino