Scoperta statua inedita di Martini: è rimasta in cantina per 106 anni

Scoperta statua inedita di Martini: è rimasta in cantina per 106 anni
TREVISO - È stato ritrovato all'inizio dell'estate scorsa in un angolo del magazzino di una casa in pieno centro di Treviso, Il Ritratto di Memi Zanchetta, una...

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TREVISO - È stato ritrovato all'inizio dell'estate scorsa in un angolo del magazzino di una casa in pieno centro di Treviso, Il Ritratto di Memi Zanchetta, una bellissima scultura del tutto inedita di Arturo Martini. Del gesso si conosceva l'esistenza, ma di quell'uomo brutto dal volto scavato, zigomi sporgenti, naso importante, scaturito dalla potente energia modellante di Martini, se ne erano poi perse le tracce, forse, si dice, l'effigiato non era stato molto contento del risultato e lo nascose sotto un lenzuolo. Subito venne contattato Nico Stringa, massimo conoscitore dell'opera di Martini che, senza nessun dubbio, ha confermato l'attribuzione al maestro. 

È subito sembrato doveroso, da parte dei proprietari, su consiglio di Stringa informare il direttore del Museo Emilio Lippi e subito sono state avviate le trattative per far convogliare il pezzo nel patrimonio museale trevigiano. Qualche giorno fa è stato siglato l'accordo e ieri l'assessore alla cultura Luciano Franchin ha annunciato pubblicamente che «un Arturo Martini bellissimo ed inedito è la strenna natalizia che il Comune di Treviso ha acquistato per il Museo Bailo e per i trevigiani». 

Nei prossimi giorni verrà sottoposto ad un restauro per andare poi, nei primi mesi dell'anno, andrà ad arricchire la collezione trevigiana che è la più grande raccolta nazionale di Martini. Lippi particolarmente soddisfatto dell'importate acquisizione spiega che Memi Zanchetta verrà esposto affianco a L'ubriaco scultura che si avvicina molto, realizzate entrambe nel 1910. Gli studiosi, sviati da alcune descrizioni, iniziarono erroneamente, infatti, a chiamare, la scultura esposta al Bailo L'ubriaco, con il doppio titolo Ritratto di Memi Zanchetta. Ora sappiamo che si tratta invece di due opere diverse; i due gessi comunque si richiamano: parlano lo stesso linguaggio potente ed espressionista che usava il giovane Martini. Era il 1910 e dopo più di un secolo idealmente, come spiega il direttore dei Musei Emilio Lippi, verranno riavvicinate «saranno esposte al Bailo una affianco all'altra e in dialogo con Gino Rossi esposto di fronte a loro. Si completa così il percorso formativo e artistico del giovane Martini, chiudendo il tassello mancante». Adesso l'opera verrà sottoposta ad un restauro e prenderà il posto assegnato nel primi mesi del 2017 in occasione del 70. anniversario della morte dell'artista trevigiano. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino