Violenza all'Euganeo, il prefetto Messina: «Un intervento efficace, ma ora si può migliorare»

Gli scontri all'Euganeo
PADOVA - Da questore di Torino ha gestito l’ordine pubblico occupandosi delle tifoserie più calde d’Italia e concentrandosi anche sulle infiltrazioni della...

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PADOVA - Da questore di Torino ha gestito l’ordine pubblico occupandosi delle tifoserie più calde d’Italia e concentrandosi anche sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nella curva della Juventus. Ventitré anni fa, quando prestava servizio a Brescia, era il funzionario responsabile che controllava i tifosi dell’Atalanta il giorno in cui Carletto Mazzone fece quella storica e indimenticabile corsa sotto la curva avversaria scatenando un finimondo. Ora il prefetto di Padova Francesco Messina deve occuparsi dell’ennesimo episodio di violenza negli stadi. Questa volta i protagonisti sono i suoi conterranei visto che anche lui è originario di Catania. 


Prefetto, qual è la sua valutazione?
«Ho letto tante dichiarazioni e tante ricostruzioni. Il tema della gestione della sicurezza degli stadi è molto complesso e credo sia giusto che parlino gli addetti ai lavori. Ho aspettato due giorni per avere un quadro completo e chiaro dei fatti. Posso dire che la capacità di gestione dell’evento da parte della questura è stata eccellente».


Su cosa basa questo giudizio?
«L’intervento è stato equilibrato e rapido. Ha permesso di interrompere il comportamento dei tifosi ospiti e ha permesso di portare a termine la partita. È stata ottima anche la gestione del deflusso della tifoseria ospite fino alla stazione e fino all’abbandono della città: solitamente quando si verificano incidenti questa è un’altra fase delicatissima. La risposta data dal sistema di pubblica sicurezza è stata adeguata, Padova ha dimostrato di avere forze dell’ordine all’altezza». 


Quando c’è stata l’invasione i poliziotti non erano già in campo ma erano nell’area esterna. Qual è l’organizzazione?
«Da molti anni a livello nazionale viene prediletto il modello anglosassone che concepisce la partita come un evento conviviale lasciando sul campo solamente gli steward. Un tempo c’era il contatto diretto tra forze dell’ordine e tifoserie ma ciò aveva degli effetti negativi sia sugli agenti stessi che sul pubblico. I rischi aumentavano e quindi si è preferito adottare una gestione oculata con gli steward». 
Martedì cosa è andato storto per arrivare a quelle scene che hanno fatto il giro d’Italia?
«Il questore ha fatto una chiara ricostruzione spiegando che tutto ciò è accaduto perché un tifoso dopo aver scavalcato ha trovato una porta aperta. Non c’è stato alcuno sfondamento: dall’apertura di quella porta è partito il movimento dei violenti. Su questo elemento servirà un confronto con la società e valutare bene tutto». 


E i tifosi del Padova come si sono comportanti?
«Sono stati bravi, hanno fatto bene a non lasciarsi coinvolgere». 


La società si sente beffata. Il giudice sportivo ha comunque comminato al club una multa da cinquemila euro per il comportamento dei tifosi biancoscudati.
«Non spetta a me entrare nel merito delle decisioni del giudice sportivo, però per quel che mi compete voglio rimarcare che i tifosi del Padova non hanno risposto alla provocazione e questo è stato un comportamento corretto altrimenti sarebbero nati altri problemi». 


Ha parlato della fase di pronto intervento e dell’azione repressiva delle forze dell’ordine. E la fase preventiva, quella dei controlli prima dell’ingresso in curva nord?
«Come sempre c’era stato un tavolo tecnico ed era stato chiesto un numero adeguato di personale per questo tipo di servizio. Va detto che le operazioni di filtraggio sono state più complicate del solito. Questo è un aspetto su cui si può migliorare. L’obiettivo è evitare ammassamenti dei tifosi durante i controlli in modo che nessuno possa introdurre in uno stadio quello che è stato introdotto».


Gli steward invece come hanno agito?
«Su quella porta era presente una persona com’era giusto che fosse. Ripeto: il problema è rappresentato dalla porta aperta e bisogna capire perché fosse aperta. Tutto il resto è stata una conseguenza». 


Finora ha parlato da addetto ai lavori. Dal punto di vista umano, da catanese, le dispiace ancor di più?
«Ho ricevuto una marea di messaggi e chiamate da persone della mia città che mi hanno detto di sentirsi in difficoltà vedendo quelle immagini. Conosco bene la tifoseria del Catania che già in passato ha creato diverse situazioni problematiche e in alcuni casi anche drammatiche. Catania non ha bisogno di questi tifosi e gran parte della tifoseria sta stigmatizzando questi comportamenti. E voglio evidenziare che non tutta la tifoseria catanese è coinvolta in questa vicenda».


Crede che la sicurezza all’Euganeo migliorerà?


«Si lavora tutti assieme per questo. Credo che certe cose non capiteranno più». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino