LORIA - Più di mille giorni in una cella del carcere di Santa Bona sovraffollata e con spazi angusti: il giudice di sorveglianza, accogliendo il ricorso presentato...
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LA SENTENZASecondo quanto ricostruito nel processo con sentenza definitiva della Cassazione, il 17 gennaio del 2013, Loro, operaio e padre di famiglia esemplare (stando a come lo descrivevano i compaesani) tentò di uccidere la moglie e madre dei propri figli, all'epoca 33enne, strangolandola. Per farla franca, sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, poi simulò un incidente, andando a schiantarsi contro un palo della luce e, infine, dando fuoco alla vettura con l'allora compagna svenuta all'interno della vettura. Ma qualcosa andò storto. La compagna, mentre Loro cercava di tornare a casa per i campi e così crearsi un alibi, rinvenne e riuscì a mettersi in salvo, aiutata da un passante.
ULTERIORI BENEFICICon i quasi quattro mesi di sconto (in base alla convenzione Loro avrebbe potuto optare per un risarcimento in denaro, ma ha optato per lo sconto del 10% dei giorni trascorsi nella cella sovraffollata, ndr) il 37enne, che si trova in carcere dal gennaio del 2013, grazie agli sconti per la buona condotta (quasi 18 mesi), è già entrato nella finestra che gli permette di usufruire, ottenuto il parere positivo del giudice di sorveglianza, dei permessi premio. Ad agosto, per una giornata, ha potuto così uscire dal carcere e trascorrere una decina di ore accanto ai propri familiari a Loria. «Andrea Loro sta seguendo un percorso doloroso ma positivo - ha detto l'avvocato Secoli che lo assistito fin dal giorno dell'arresto - per essere pronto al reinserimento nella società non appena avrà terminato di espiare la pena. Ci siamo rivolti al giudice di sorveglianza, chiedendo uno sconto perché Loro, avendo dovuto vivere per oltre mille giorni in quella cella stretta e sovraffollata, rientrava tra quanti avevano subito trattamento disumano in carcere (i parametri messi dall'Europa sono chiarissimi, ndr). Dopo i permessi premio - ha concluso il legale - ci prepariamo ad affrontare un altro step, puntiamo alla semilibertà. Stiamo cercando chi possa dare un lavoro al 37enne in modo che di giorno possa lavorare all'esterno del carcere per farvi ritorno, per dormire, la notte. Ormai mezza pena la scontata e quindi rientra le parametri per poter usufruire anche di quel beneficio».
LA STORIA PROCESSUALEIn primo grado, con rito abbreviato, Loro era stato condannato a 15 anni di reclusione e al pagamento di 80mila euro di provvisionale a titolo di risarcimento all'ex compagna. La Corte d'Appello, accogliendo parte della tesi difensiva, aveva cancellato l'aggravante della premeditazione, infliggendo comunque il massimo della pena, vista l'efferatezza del comportamento del 37enne che, emerse nel processo, aveva cercato di uccidere e dar fuoco alla moglie perché non avrebbe lavato i vestiti. La Corte d'appello, ritenendo non provato che Loro avesse pianificato di strangolare l'allora moglie, riconobbe però la preordinazione (ovvero la più grave forma di dolo), gli inflisse 13 anni di carcere, confermando il risarcimento.
IL MIRACOLOOggi, trascorsi 6 anni, i fatti accaduti a gennaio appaiono ancora più orribili. Rientrato da una partitella di calcetto, Loro strinse le mani intorno al collo dell'allora compagna, fino a farle perdere i sensi. Poi la adagio sul sedile passeggeri dell'auto, con la cintura allacciata. Lungo via Rosina a Spineda di Riese, andò volontariamente a schiantarsi contro un palo. Poi gettò benzina sull'auto, appiccando le fiamme con la donna svenuta all'interno. Infine fuggì per i campi, raggiungendo casa, dove venne però subito arrestato. La moglie, riavutasi, riuscì miracolosamente a salvarsi, anche grazie all'aiuto di un passante. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino