I parlamentari "dormono", sfuma lo sconto sulla benzina per i veneti

Il rigassificatore al largo di Rovigo
VENEZIA - Quella che sembrava una vittoria della Regione Veneto e del Polesine contro il ministero dell’Economia - lo sconto sulla benzina - è stata cancellata con un...

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VENEZIA - Quella che sembrava una vittoria della Regione Veneto e del Polesine contro il ministero dell’Economia - lo sconto sulla benzina - è stata cancellata con un colpo di penna, tre righe di un maligno emendamento al Decreto sulla Competitività. Lo ha presentato, nell’indifferenza dei parlamentari del Nordest, un avvocato pugliese, ma residente a Roma, il senatore Donato Bruno di Forza Italia. È riuscito a far sfilare il beneficio della Idrocarburi Card per i territori interessati da «attività di rigassificazione anche attraverso impianti fissi offshore».


Lo sgravio era stato pensato proprio a beneficio dei veneti che si sono fatti carico di un’opera di interesse nazionale, con il conseguente disagio, anche ambientale, che comporta. Si tratta del rigassificatore che si trova in Adriatico, al largo di Porto Viro. Ha una capacità produttiva di otto 8 miliardi di metri cubi annui, corrispondenti al 10 per cento del fabbisogno nazionale di gas naturale, che vengono poi immessi nella rete italiana. È per questo che le statistiche inseriscono al terzo posto tra i "produttori" del gas che viene consumato in Italia, dopo l’Algeria e la Russia, il Veneto. Al quarto posto il Qatar, al quinto la Norvegia.

Una compensazione collettiva era costituita proprio dalla carta che dà diritto alla riduzione del costo della benzina. Tutto annullato. A denunciare quando avvenuto in Senato è l’assessore leghista al Bilancio, Roberto Ciambetti. Quando è arrivata la notizia da Roma, ha subito scritto una dichiarazione di fuoco.

«Ancora una volta i parlamentari veneti di maggioranza non hanno difeso l’interesse e il portafoglio dei veneti, dal quale è stata sfilata la Idrocarburi Card, che avrebbe consentito un risparmio alla pompa di benzina per i nostri cittadini». Il parere del governo è stato favorevole alla proposta arrivata in relatà dal centrodestra. «È stato escluso il bonus idrocarburi dal Patto di stabilità per le regioni interessate - spiega Ciambetti - e sono stati azzerati i fondi di compensazione previsti dalla legge per i rigassificatori eliminando così 5 milioni di euro che sarebbero altrimenti finiti nelle tasche dei veneti, come aveva stabilito il Consiglio di Stato».

Un anno fa la Regione aveva brindato alla vittoria quando, in sede di appello, era stata annullata l’esclusione degli abitanti del Veneto «dai benefici previsti dalla legge 99 del 2009 per i bacini regionali che ospitano impianti energetici ad elevato impatto ambientale e la cui attività serve l’intero Paese». Noi abbiamo il rigassificatore offshore in Polesine e quindi il diritto andava esteso agli abitanti veneti. Ma il Ministero dell’economia si era opposto. I giudici, invece, avevano stabilito che la compensazione - sotto forma di minor costo del carburante - era legittima «in quanto conforme al principio ispiratore della normativa che mira a contrastare “l’effetto nimby” (non nel mio cortile) "privilegiando l’interesse generale della collettività"».


Conclusione di Ciambetti: «La legge era lungimirante, la sentenza a nostro favore, ma quando si è trattato di fare uno sgarbo al Veneto nessuno s’è tirato indietro. I parlamentari veneti di maggioranza non solo non hanno fatto squadra o lobby, ma non si sono resi conto del danno che hanno recato. E non solo alla nostra comunità». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino