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MONTEBELLUNA - Come titolo del suo elaborato, con il quale ieri, mercoledì 23 giugno, ha chiuso la propria esperienza di studentessa al liceo Levi di Montebelluna, Alessandra Pellizzari, diciannovenne di Trevignano, ha scelto una canzone di Fabrizio De Andrè, Da bambino volevo guarire i ciliegi. E, dietro a quel titolo, c'è la bella, e bella è davvero, storia di una ragazza che, un anno e mezzo fa, dopo mesi di esami e attesa di una diagnosi, ha capito che, per tutta la vita, dovrà convivere con una malattia autoimmune, la sclerosi multipla. Una vicenda che, però, lei non racconta con l'intento di suscitare pietà o compassione, ma con l'obiettivo di mostrare quel percorso di crescita interiore, di accettazione e superamento del problema, di apertura al mondo e al futuro che rende la sua storia tale da poter rappresentare uno stimolo per chiunque si trovi alle prese con una difficoltà. Perché Alessandra, che ieri sorrideva radiosa all'uscita dal suo ultimo giorno di liceo, ha il sole dentro.
L'IMPEGNO
Quello stesso sole che l'ha portata ad offrire il suo volto, assieme a quelli di altri dieci giovani di tutta Italia, come testimonial sui manifesti che campeggiano sui muri di varie città italiane, da Firenze a Milano, con l'obiettivo di far conoscere, e non far temere, la malattia.
GLI OBIETTIVI
Primo obiettivo la maturità scientifica, che è già un importante traguardo. Poi, un percorso piuttosto ambizioso, volto a diventare medico. «Mi iscriverò a Ferrara -racconta Alessandra- una città che mi piace. E farò medicina cercando di guardare le persone nella loro globalità, partendo per così dire da Ippocrate e dal suo giuramento, con un approccio filosofico, che tanto mi piace. Lo ho spiegato anche nel mio elaborato, che parte dal concetto di radioterapia applicata all'arte». La malattia, però, le farà compagnia. «Da quando ho saputo di averla -dice Alessandra- ho imparato l'importanza di tutte le piccole e grandi cose che facciamo, apprezzando maggiormente il quotidiano. Muovere una mano non è scontato. Ho anche perso delle certezze, ma ciò mi ha portato a fare le cose più volentieri e a vivere con passione lo studio, che assaporo con maggiore coinvolgimento. Posso assicurare che sono più i cambiamenti positivi di quelli negativi che il sapere di avere la sclerosi ha comportato per me». Quest'anno, Alessandra ha raccontato alla sua classe la sclerosi; fra l'altro, nel periodo di didattica a distanza, ha continuato a seguire le lezioni in presenza, come la normativa prevede. «Ai miei compagni ho detto che sono come loro e che se sbaglio me lo devono dire. Perché a sbagliare sono comunque io, non la malattia. Lo hanno capito benissimo e infatti abbiamo fatto anche delle belle litigate: è giusto così. Nella mia scuola, il liceo Levi, mi sono trovata benissimo. I prof sono severi ma nel contempo estremamente disponibili. Anche quest'anno, trovarmi a scuola mi ha permesso di approfondire le relazioni con gli insegnanti. Non mi sono mai sentita compatita, mi sono invece sentita capita». Ora, Alessandra è pronta a volare verso altre esperienze. Senza paura del mondo. Nonostante la sclerosi. Anzi. Assieme a lei.
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Il Gazzettino