Lavoro, inizia l'autunno caldo: dalla prossima settimana raffica di scioperi

Lavoro in fabbrica
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PORDENONE - Quella che si annuncia per il mondo del lavoro è una stagione complicata, non solo per l’avanzare di una nuova ondata di Covid-19. Negli ultimi giorni si sono inasprite le trattative per i rinnovi contrattuali nazionali di importanti comparti produttivi. Nella metalmeccanica e nel legno-arredo - i due settori portanti del manifatturiero pordenonese - si è addirittura arrivati alla rottura delle trattative e alla dichiarazione di pacchetti di scioperi articolati in diverse ore, sia a livello nazionale che locale. Inoltre, la tensione tra sindacati e associazioni imprenditoriali è cresciuta anche nel comparto dell’agroalimentare. In questo settore già ieri in alcune realtà - escluse dal rinnovo contrattuale siglato alla fine dello scorso luglio - ci sono state due ore di fermata produttiva.


MANIFATTURIERO
La vertenza che rischia di essere quella più dura è legata al contratto della metalmeccanica. Le tute blu hanno già dichiarato - contro la decisione di Confindustria accusata di “arenare” il negoziato - un pacchetto di 6 ore di sciopero. Due saranno fatte sotto forma di assemblea all’inizio della prossima settimana, mentre ci sarà una mobilitazione di 4 ore il 5 novembre. Sedici le ore di sciopero invece nel legno-arredo. Il 23 ottobre lo stop sarà regionale, il 15 novembre nazionale. Rispetto al comparto del mobile a Pordenone c’è da segnalare il cambio al vertice della categoria della Fillea-Cgil: Giuseppe Pascale è il nuovo segretario che subentra a Simonetta Chiarotto che da poche settimane guida la Fiom-Cgil provinciale.
AGROALIMENTARE

Nel settore agro-alimentare ieri le prime mobilitazioni. Lunedì in regione altre due ore di sciopero proclamate dai sindacati nazionali Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil contro la mancata adesione di dieci associazioni di categoria al rinnovo del Contratto nazionale di lavoro dell’industria alimentare firmato a fine luglio. Ottomila gli addetti in regione, circa un terzo sono quelli esclusi dai benefici economici e normativi previsti dall’intesa di luglio, sottoscritta da Assobirra, Ancit e Unionfood, sigle alle quali nella nostra regione aderiscono aziende importanti come Birra Castello, Parmalat-Latterie friulane, Roncadin, Agricola Tre Valli, Leoncini, Granarolo-Venchiaredo), Consorzio Tutela del Montasio, Witor’s, Barilla, Illy Caffè, La Giulia. Fuori dal perimetro del rinnovo, al momento, restano invece i dipendenti delle imprese aderenti ad associazioni importanti quali Assocarni (macelli), Assica (salumifici), Assobibite (Coca-Cola), Anicav (conserve vegetali) e Federvini. «L’intesa raggiunta il 31 luglio 2020 – spiegano i segretari regionali Claudia Sacilotto (Fai-Cisl), Alessandro Zanotto (Flai-Cgil) e Pier Paolo Guerra (Uila-Uil) – prevede aumenti salariali che valorizzano anche le professionalità degli addetti, combatte la discriminazione e i contratti pirata negli appalti, tutela la salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro, il diritto al lavoro agile e alla formazione professionale. Troppo velocemente le altre associazioni datoriali, invece, si sono scordate la dedizione di tutte le lavoratrici e i lavoratori che durante l’emergenza sanitaria hanno continuato a fare il loro lavoro. Essersi sfilati dal rinnovo equivale a non riconoscere il ruolo della contrattazione».

 

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Il Gazzettino