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TRENTO - «Bisogna rendersi conto che per noi ci sono in ballo 12 mesi, non 4. E poi la questione non è rinunciare allo sci, ma tutti i posti di lavoro che ci sono in ballo e di gente che non ha nessuna tutela. In questo modo mandiamo a picco la montagna», dice Valeria Ghezzi, presidente di Anef, Associazione Nazionale Esercenti Funiviari, cui fanno capo circa il 90% delle 400 aziende funiviarie italiane, distribuite sia nei territori alpini, sia in quelli appenninici, sia nelle isole. Si tratta di oltre 1.500 impianti, con una forza lavoro stimata di circa 13.000 unità, tra fissi e stagionali, nel periodo di piena attività. All'indomani dell'annuncio della possibile apertura degli impianti di risalita il 18 gennaio anziché il 7 - come richiesto al Governo della Conferenza delle Regioni - la presidente dell'Associazione nazionale impianti a fune sottolinea come la situazione sia già ora di estrema difficoltà per il comparto.
«Ormai se riusciremo ad aprire sarà per salvare un po' di occupazione per le famiglie che non hanno niente e sarà per pagare qualche debito. Non sarà certamente per guadagnare, però è meglio così che aspettare ristori di cui non abbiamo avuto alcun riscontro», prosegue Ghezzi.
«Noi come categoria non abbiamo avuto nulla a marzo e nulla fino ad oggi.
Il Gazzettino