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Alex Schwazer torna a parlare. Reduce dall'esperienza di Sanremo, dove ha raccontato la sua storia, è intervenuto durante un webinar con i soci del Panathlon Club Milano: «Non chiedo di essere riabilitato, ma di essere nuovamente giudicato da un organo di giustizia sportiva - le sue parole -. Per il momento abbiamo già ottenuto una grande vittoria dopo 4 anni di battaglia legale. Adesso sogno di fare questa benedetta gara».
«Sono pronto personalmente a fare ricorso, ma la questione è se anche le istituzioni italiane lo sono. Devo avere al mio fianco anche Coni e Fidal - precisa l'oro a Pechino 2008 sollecitato da Filippo Grassia, presidente del club service meneghino -. Aspetterò ancora qualche giorno e poi vedrò. Se Coni e Fidal ci saranno potremmo anche perdere, ma almeno l'avremmo fatto insieme. Occorre dimostrare che le istituzioni sportive italiane non ignorano la decisione presa da un magistrato per dimostrare che siamo un Paese serio. Dopo tutto, la Wada riceve 1 milione di dollari all'anno dal nostro governo e solo altri tre paesi pagano di più».
Schwazer, il futuro e le accuse a Wada e Iaaf
Schwazer ha parlato poi del suo futuro. «Mi auguro che si faccia la revisione e che l'Italia delle istituzioni dimostri di essere al fianco di un atleta non solo quando vince, ma anche in situazioni come questa.
Schwazer, ecco il testo dell'ordinanza del Tribunale e le accuse a Wada e Iaaf
«Ho 36 anni e non sono ancora così vecchio - continua Alex -. Spero di fare ancora qualche gara perché Sandro e io abbiamo speso tantissime ore dal 2015 in poi. Sarebbe bellissimo. Dal punto di vista privato questi ultimi anni sono stati belli. Sto bene e sono contento perché sono riuscito a reinventarmi anche dal punto di vista professionale. Faccio un'attività molto bella con dei podisti amatoriali e gioisco per ogni piccolo progresso che fanno. Questa cosa mi ha aiutato molto», spiega Schwazer.
Che poi va all'attacco di Iaaf e Wada. «Hanno detto che non posso tornare a gareggiare, ma non è la Iaaf che può decidere. La Wada, poi, dovrebbe definire una linea precisa. Quando la magistratura in passato ha svelato casi di doping, sono stati presi provvedimenti dalla Wada. Senza questo modo di agire Armstrong sarebbe ancora il re del Tour de France. Non capisco perché in caso contrario, quando un magistrato scagiona qualcuno, la Wada non ne debba tenerne conto».
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Il Gazzettino