QUINTO - Una madre e tre figli ospiti di una comunità protetta, l'inghippo burocratico di una retta non pagata dal Comune di residenza, un esposto e una denuncia. E,...
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La vicenda risale al periodo a cavallo tra la primavera del 2013 e i primi mesi del 2014. La donna e i suoi tre figli, che precedentemente abitavano a Paese, vengono affidati alla Domuns Nostra dopo la denuncia presentata nei confronti del marito, che avrebbe maltrattato sia la moglie che i bambini. Viene quindi disposto il ricovero nella struttura protetta di Quinto gestita dalle suore del Buon Pastore.
LA RELIGIOSASecondo quanto riferito dalla Madre Superiora la nigeriana si sarebbe dimostrata impermeabile alle regole della comunità creando disagio agli altri ospiti, arrivando a spaccare mobili, porte e oggetti della struttura. «Non è vero - è la replica della 46enne - volevano che andassi via perché il Comune di Paese non stava pagando le spese. Volevano cacciarmi a giugno del 2013 e allora me ne sono andata a Bologna ma poi i servizi sociali di Paese mi hanno detto che dovevo tornare a Quinto». Il 10 di gennaio, si sarebbe verificata l'aggressione. Dopo gli atti di violenza nei confronti della struttura, racconta la Superiora nella denuncia, la nigeriana si sarebbe scagliata contro di lei e una dipendente della comunità. Ma la donna si difende: «La suora voleva chiamare i giornali per dire che dovevo andare via perché il Comune non rispettava le decisioni del giudice».
LA FRASE INCRIMINATA«Sei la vergogna della Chiesa - avrebbe detto la 46enne alla religiosa - se vuoi aiutarmi chiama il giudice, non i giornali». Poi ha presentato un lungo esposto in Procura. Da parte sua la responsabile della Domus Nostra racconta di essere stata aggredita a calci, sberle e pugni e che solo l'intervento dei Carabinieri l'avrebbe salvata dal pestaggio della nigeriana, nei cui confronti nell'occasione era stato disposto un trattamento sanitaria obbligatorio. Che invece ribatte: «È stata la suora a schiaffeggiarmi». Un groviglio di versioni su cui ora, a quattro anni di distanza, dovrà fare chiarezza il giudice. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino