Rovigo. Schiaffi, offese e brutti scherzi alle anziane pazienti: condannate per maltrattamenti 4 operatrici dell'Iras

La casa di cura teatro degli inqualificabili episodi avvenuti nel 2019
ROVIGO - Schiaffi, gesti bruschi, offese, ma soprattutto un generale atteggiamento di scherno e denigrazione verso le anziane pazienti sono costati una condanna a 2 anni e 5 mesi...

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ROVIGO - Schiaffi, gesti bruschi, offese, ma soprattutto un generale atteggiamento di scherno e denigrazione verso le anziane pazienti sono costati una condanna a 2 anni e 5 mesi a quattro operatrici sociosanitarie, che fra maggio e luglio del 2019, quando lavoravano nel Nucleo Arancio del reparto centrale dell’Iras, si sono rese responsabili di atti tali da portare all’accusa di maltrattamenti in concorso, con l’aggravante dello stato di minorata difesa degli ospiti, ricoverati nella struttura sociosanitaria.

Per l’Iras era stata una pagina buia che si innestava in una situazione già allora critica dal punto di vista degli equilibri di bilancio. Il direttore generale dell’Iras Giovanni Luca Avanzi aveva subito firmato un provvedimento di sospensione cautelare nei confronti di tutte e sette le Oss che erano state inizialmente indagate, tre a tempo determinato e quattro di ruolo. Ma questi fatti, indubbiamente, non avevano aiutato l’andamento complessivo della casa di riposo in quella fase, precedente al devastante deflagrare della pandemia. E se le vicende legate al salvataggio economico dell’ente, con la lunga trattativa avviata nell’ultimo biennio fra Comune e Regione, non hanno visto arrivare i risultati sperati, la vicenda penale è approdata ad un primo risultato certo, con la sentenza di primo grado.

Era stata stata una tirocinante a presentarsi in Questura per denunciare i metodi non ortodossi delle colleghe con le quali si era trovata a lavorare, parlando di percosse, modi rudi e offese reiterate rivolte alle pazienti. La Squadra mobile rodigina, coordinata dal sostituto procuratore Maria Giulia Rizzo, ha subito avviato le indagini piazzando delle telecamere all’interno della casa di cura, in due delle cinque stanze del Nucleo Arancio, utilizzando come escamotage quello di una fuga di gas, con tanto di intervento dei vigili del fuoco e parziale evacuazione della struttura. Una delle cimici era stata scoperta, ma nonostante questo le telecamere hanno continuato a riprendere atteggiamenti sopra le righe. E sono proprio le registrazioni ad aver documentato quanto poi confluito nel capo d’imputazione: veri e propri dispetti, come uno spray spruzzato addosso o colpi sferrati con un pannolone o con un guanto di lattice. Fra i vari episodi, anche una sorta di scherzo che due Oss hanno fatto ad una ospite, lasciandola sospesa sul sollevatore elettrico e facendo finta di volerla buttare dalla finestra. Ma anche il dileggio di una delle Oss nei confronti di un’anziana, malata di Alzheimer, alla quale ha chiesto ripetutamente della figlia morta in tenera età. A processo sono finite Samira El Mansouri, 51 anni, di Adria, difesa dall’avvocato Riccardo Giandiletti, Federica Magro, 49 anni, di Boara Polesine, difesa dall’avvocato Elena Perini, Maria Grazia Stoppa, 56 anni, di Rovigo, assistita dall’avvocato Gianluca Masiero, e Monica Stocco, 57 anni, anche lei di Rovigo e difesa dall’avvocato Barbara Destro. Due, invece, le famiglie che avevano scelto di costituirsi parte civile con gli avvocati Lorenza Munari e Ilaria Brandalese.

Il giudice Mabel Manca, che ha deciso una uguale pena di 2 anni e 5 mesi a testa per tutte e quattro le imputate, ha tuttavia rigettato le richieste risarcitorie delle parti civili. Il perché sarà chiarito nelle motivazioni per le quali bisognerà aspettare 90 giorni. Inizialmente gli indagati, per i quali era scattata la misura cautelare del divieto temporaneo di svolgere attività professionale all’interno di strutture sanitarie, sociosanitarie e assistenziali, erano nove: sette Oss, dipendenti dell’Iras, un’ausiliaria, dipendente dell’Ulss, incaricata del solo rifacimento dei letti ed un addetto alle pulizie di una ditta esterna, l’unico uomo indagato, che era accusato di un gesto, fra quelli ripresi dalle telecamere, che maggiormente aveva colpito le coscienze, anche se senza rilievi sul piano penale, avendo messo sul viso di un’anziana allettata lo spazzolone usato per pulire per terra. Questi ultimi due e tre delle Oss erano stati prosciolti in udienza preliminare.

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Il Gazzettino