Sulle orme di Bebe Vio, Veronica campionessa italiana di spada paralimpica

Veronica dopo la vittoria a Villafranca (foto dal suo profilo facebook)
VILLAFRANCA DI VERONA - Riprendersi la vita con la scherma. È una storia di coraggio e determinazione quella che si è concretizzata a Villafranca, ai campionati...

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VILLAFRANCA DI VERONA - Riprendersi la vita con la scherma. È una storia di coraggio e determinazione quella che si è concretizzata a Villafranca, ai campionati italiani paralimpici di scherma. Veronica Martini, ventiquattrenne emiliana, sulle orme della veneta Bebe Vio. Giorni fa ha conquistato il titolo nazionale di spada paralimpica ai campionati di Villafranca di Verona. I problemi dell'atleta iniziano nel 2015 quando, in seguito a una patologia di natura neurologica, la ragazza deve affrontare un'emiparesi laterale, cioè la perdita della funzione motoria di una metà del corpo. Veronica si affida al reparto di riabilitazione dell'Irccs di Reggio Emilia che, però, si rende conto subito delle difficoltà del percorso.

Serve qualcosa in più. C'è bisogno di sport. La ragazza, sportiva da sempre, avrebbe dovuto recuperare la passione per gli allenamenti e la pratica, compatibilmente con le nuove esigenze dettate dall'emiparesi. I terapisti decidono dunque di far seguire Martini dalla Medicina dello sport di Reggio Emilia che, dal 2010, ha un servizio dedicato alle disabilità. Tra le discipline proposte ci sono l'handbike e la scherma in carrozzina. L'atleta si appassiona alla spada e viene inserita nel Club Ama Scherma Koala. All'inizio non è tutto in discesa: c'è la paura di non essere in grado e di non avere le forze giuste per affrontare un'esperienza del genere. Il resto lo fanno la grinta, la passione e la voglia di riscattarsi. Martini gareggia seduta su una carrozzella, ma nel resto della sua quotidianità si aiuta con la stampella. Ora, dopo anni di sacrificio, è campionessa nazionale della sua disciplina. Il traguardo, come avviene sempre, anche negli sport individuali, è il frutto di un lavoro di squadra, con fisioterapisti e terapisti. «È stato un lavoro di squadra e di rete da subito - spiega Michela Compiani, terapista occupazionale della medicina dello sport - è un atto di coraggio ripartire percorrendo terreni mai battuti e riconoscere le proprie abilità, utilizzandole per fare bene e fare sempre meglio. Siamo orgogliosi di questa grande ragazza».

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Il Gazzettino