Un antico cunicolo riappare dagli scavi in piazza San Marco, ma non è il rio Batario

Secondo la Soprintendenza di Venezia si tratterebbe di un interessante manufatto di epoca ottocentesca

VENEZIA Il cunicolo scoperto con gli scavi in piazza San Marco
VENEZIA - Da circa una settimana, il cantiere del Provveditorato per l’impermeabilizzazione della piazza è diventato una sorta di superstar. In molti lo...

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VENEZIA - Da circa una settimana, il cantiere del Provveditorato per l’impermeabilizzazione della piazza è diventato una sorta di superstar. In molti lo fotografavano e si fermavano ad ammirare lo svolgimento dei lavori come i pensionati delle barzellette, al punto che le imprese hanno deciso di coprire le recinzioni con un telone. Questo perché dallo scavo è emerso un doppio cunicolo con volta in mattoni pieno di acqua che dalla conformazione sembra un antico condotto ostruito dai sedimenti negli anni o chiuso di proposito. Qualcuno ha detto che si tratta delle vestigia dell’antico rio Batario che fino alla fine del XII secolo tagliava in due la piazza e la curiosità si è accesa. In molti hanno volato con la fantasia, tanto che il gruppo social Venessia.com (che in città ha la capacità di mobilitare migliaia di persone reali) ha perfino lanciato una petizione su Change.org per chiedere che a lavori finiti venga posizionato in certi punti un piano in vetro per consentire di vedere i resti e l’antica pavimentazione della piazza, che era in mattoni a spina di pesce. 


 

NON È LUI
C’è però un problema. Che quello non è il rio Batario, bensì un tratto di cunicolo per il drenaggio della piazza risalente al XIX secolo. A dirlo sono gli archeologi della Soprintendenza di Venezia, che stanno seguendo quotidianamente le operazioni di scavo e i lavori sui sottoservizi della piazza.
«È un cunicolo con una bella muratura, che abbiamo documentato a livello archeologico - spiegano - e che riteniamo interessante. Ma non è il Batario. Oltre a non essere in una posizione diversa da dove dovrebbero trovarsi i resti, la sua conformazione è differente. Abbiamo le foto dei lavori di fine Ottocento che ne avevano scoperto un tratto ed è facile confrontare le due strutture. Forse - continuano - riusciremo a trovarlo nei lavori futuri, quelli del Comune per il restauro della pavimentazione, che partiranno a marzo».
Nella Venezia delle origini, la piazza aveva una conformazione completamente diversa e la parte al di là del Batario era fino al dogado di Sebastiano Ziani (1172-1178) un “brolo”, cioè un orto. Fu proprio il doge Ziani che fece tombare il Batario per allungare la piazza, portandola a 175 metri di lunghezza e spostando indietro la chiesa di San Geminiano fino al punto dove si trovava prima di essere abbattuta per realizzare l’ala Napoleonica. Sotto questo doge la piazza iniziò a conformarsi come la vediamo oggi e cominciò anche a togliere le fortificazioni a quello che allora era il Castello Ducale.
 

GLI SCAVI
Ecco il motivo per cui trovare il Batario e manufatti contemporanei sarebbe come entrare in una macchina del tempo. Opportunità rarissima, dato che in piazza non è quasi mai scavato. Certo, ci sono stati altri scavi anche recenti, ma avevano riguardato singole parti. Come quello del 2011, nell’ambito del cantiere di consolidamento del campanile, che portò alla luce un tratto del Batario.


Un lavoro simile fu condotto nel 1892 e coordinato dal professor Federico Berchet, il quale nella sua relazione (pubblicata dalla Deputazione veneta di Storia Patria) descrisse tutto quello che era stato rinvenuto nel sottosuolo, disegnando anche una mappa. “La prima piazza - si legge nella relazione - che era volta verso la laguna e limitata a ponente dal rivo Batario, finiva su questo lato ove comincia l’arco decimo delle procuratie nuove, principiando a contare dall’angolo della piazzetta. Quivi, appunto, si scopersero, per un tratto lungo metri 16,70, le sponde del rivo largo metri 5.10 rivestite di parecchi corsi di pietra calcare, con ridosso di muro a mattoni”.
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Il Gazzettino