Il Gip: sì al patteggiamento di Galan: 2 anni e 10 mesi e confisca milionaria

Il Gip: sì al patteggiamento di Galan: 2 anni e 10 mesi e confisca milionaria
PADOVA - Il Gip firma e Galan esce immediatamente dal carcere di Opera, ad aspettarlo, fuori, la moglie Alessandra Persegato. Niente trasferimento in cella comune, niente...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
PADOVA - Il Gip firma e Galan esce immediatamente dal carcere di Opera, ad aspettarlo, fuori, la moglie Alessandra Persegato. Niente trasferimento in cella comune, niente processo: l'ex Doge coinvolto nello scandalo Mose, che ha fatto tremare la laguna e portato dietro alle sbarre nomi importanti della politica, come quello dell'ex braccio destro Renato Chisso, dovrà scontare la pena patteggiata di 2 anni e 10 mesi ai domiciliari e vedersi confiscare 2,6 milioni di euro.










L'USCITA DAL CARCERE DI MILANO





A firmare il provvedimento è stato il Gip di Venezia Giuliana Galasso. A renderlo noto l'avv. Antonio Franchini del collegio di difesa. Gli arresti domiciliari rientrano nella procedura di patteggiamento avviata ieri da Galan, attraverso i suoi legali, con la Procura veneziana. Galan dovrebbe essere già nel primo pomeriggio nella propria abitazione, Villa Rodella, a Cinto Euganeo (Padova).



FUORI DAL CARCERE: NESSUNA DICHIARAZIONE

L'ex ministro e governatore del Veneto, Giancarlo Galan, è uscito dal carcere milanese di Opera, dove era detenuto in seguito al suo arresto avvenuto nell'ambito dell'inchiesta sul caso Mose. Ad attenderlo c'era la moglie. Galan non ha rilasciato dichiarazioni.



I SUOI LEGALI

«Giancarlo Galan ha accettato l'inaccettabile perché non ce la faceva più a rimanere imprigionato». Lo affermano in una nota i legali Niccolò Ghedini e Antonio Franchini, ai quali sono stati necessari 8 giorni di trattativa per raggiungere con i magistrati della Procura di Venezia l'accordo che ha permesso al parlamentare di lasciare il carcere di Opera (Milano) e raggiungere i domiciliari nella sua Casa di Cinto Euganeo.



Il collegio difensivo di Galan infatti ribadisce di aver «operato in considerazione delle gravi condizioni generali del proprio cliente, ristretto nel carcere di Opera dal 22 luglio». Galan, secondo quanto riferiscono i legali, è calato di 22 chili in due mesi, e presenta «spunti depressivi sì da determinare la necessità di visita psichiatrica». Da qui la scelta del patteggiamento per evitare che la sicura prospettiva della richiesta di giudizio immediato «avrebbe provocato una ulteriore protrazione della custodia cautelare in carcere per ulteriori sei mesi per poter processare Giancarlo Galan come detenuto».



Confermando "l'accordo tecnico" della prescrizione per tutti i reati fino al 22 luglio 2008; 2 anni e mesi 10 per i residui reati contestati, confisca per il valore di 2.600.000 euro sulla casa di Cinto Euganeo rispetto ad un sequestro disposto per 4.850.0000, Ghedini e Franchini sottolineano che «Galan dopo sofferta riflessione ha accettato solo per la difficoltà di proseguire lo stato di carcerazione e per poter riabbracciare la propria famiglia con particolare riferimento alla piccola Margherita».



Ai difensori e nella istanza di patteggiamento, il parlamentare ha ribadito la propria innocenza «con particolare insistito riguardo alla pretesa dazione di un milione all'anno rinveniente dalle dichiarazioni dell'ing. Mazzacurati, le cui reali condizioni di salute, recentemente emerse, gettano una luce inquietante sulle dichiarazioni di 8 mesi orsono, particolarmente confuse e contraddittorie».



I difensori infine commentano amareggiati che «ancora una volta il carcere preventivo produce danni, a volte irreversibili, su persone non ancora giudicate» ed auspicano che «il legislatore intervenga ancora una volta per delimitare in maniera drastica questo istituto la cui applicazione pratica e giurisprudenziale suscita sempre maggiori riserve e critiche».
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino