Nordio: «Pronti ad ascoltare Galan ma quando poteva è stato zitto»

Il procuratore aggiunto di Venezia, Carlo Nordio
VENEZIA - «Se l’onorevole Giancarlo Galan ha da raccontare fatti di rilevanza penale, le porte della Procura di Venezia sono aperte, come per tutti i cittadini». Il...

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VENEZIA - «Se l’onorevole Giancarlo Galan ha da raccontare fatti di rilevanza penale, le porte della Procura di Venezia sono aperte, come per tutti i cittadini». Il procuratore aggiunto Carlo Nordio risponde così all’intervista nella quale l’ex governatore del Veneto ha dichiarato al Gazzettino di essere pronto a parlare, per fare i nomi dei cento imprenditori che, dal 1995 in poi, hanno contribuito a finanziare la sua carriera politica, e forse per raccontare altri episodi.




Nordio smentisce che Galan abbia chiesto più volte di essere interrogato, come sostenuto dall’esponente di Forza Italia nell’intervista al Gazzettino. «L’unica volta in cui ha chiesto di essere ascoltato risale al periodo precedente l’autorizzazione all’arresto votata dal Parlamento nel luglio del 2014. In quell’occasione rispondemmo ai suoi legali che, trattandosi di accuse molto dettagliate e tecniche, sarebbe stato più opportuno affidare la difesa ad una memoria articolata, a cui successivamente sarebbe potuto seguire un interrogatorio.







Nessuna richiesta di interrogatorio è mai pervenuta. Dopo l’arresto, Galan si è avvalso della facoltà di non rispondere all’interrogatorio di garanzia».



Nordio sottolinea il comportamento tenuto dall’ex governatore del Veneto nell’estate del 2014 quando, per ottenere l’ennesimo rinvio dell’audizione davanti alla Camera (rinvio che non venne accordato), «raccontò una cosa non vera», cioè di essere ancora ricoverato in ospedale: «In realtà quella mattina alle 9 aveva già ricevuto la lettera di dimissione dall’ospedale - ricorda Nordio - Un comportamento non consono al suo ruolo, che ha influito sugli atteggiamenti successivi».



Nordio replica anche all’accusa che Galan ha lanciato sostenendo che il suo arresto non era necessario e fu uno strumento di pressione per indurlo a patteggiare: «Illazione fantasiosa! Di solito lamentano la carcerazione come strumento per indurre a confessare... Nel caso di Galan, la misura cautelare è stata chiesta da cinque pm, concessa da un gip, confermata dal Riesame e poi dal Parlamento. E alla fine anche la Cassazione si è pronunciata sulla validità del patteggiamento che, peraltro, è stato proposto dai legali di Galan».



Per finire l’ex presidente della Regione ha lamentato che la Procura non ha indagato nei confronti degli imprenditori coinvolti nello scandalo del Mose. «Non corrisponde al vero: sono stati tutti inquisiti e la Procura ha coinvolto anche le aziende, sulla base della legge che prevede la responsabilità penale delle società, ottenendo anche il sequestro di 8 milioni di euro. Poi ci sono le indagini tributarie per false fatture ed evasioni fiscali, molte delle quali in corso, e un’inchiesta della Corte dei conti: nessun trattamento preferenziale. Se l’onorevole Galan è a conoscenza di altre imprese coinvolte poteva dircelo anche prima... Comunque, come ho detto, può farlo anche domani»



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Il Gazzettino